Condividiamo alcuni passaggi della riflessione sul brano di Genesi 2,18-24 proposta dagli sposi Ilaria e Luca ai giovani che si sono riuniti presso la Basilica di S. Ambrogio in occasione della prima serata (lunedì 27 novembre 2023) degli Esercizi spirituali di Avvento
Roberta
Casoli
Servizio per i Giovani e l'Università
I giovani della città di Milano si sono ritrovati nella Basilica di Sant’Ambrogio per lasciarsi accompagnare da una coppia di sposi nella riflessione intorno al testo della Genesi (2,18-24) che racconta la creazione dell’uomo e della donna.
Luca e Ilaria erano alla loro seconda uscita “libera” dopo la nascita, tre mesi fa, della piccola Viola e attraverso la loro esperienza ed il confronto con la Parola di Dio hanno provato a rispondere a due domande intorno al tema della vocazione: “Come si fa a compiere questa chiamata? A cosa ci chiama il Signore?”.
Ci hanno raccontato che il tema della vocazione per ciascuno di noi è determinante, perché da esso dipende la nostra felicità, ma insieme delicato, perché oggi le tante possibilità che si aprono davanti a noi appaiono tutte aggrovigliate tra di loro. Come compiere la propria vocazione dunque?
Ilaria ha parlato della loro esperienza: una storia che agli orecchi di noi che ascoltavamo è parsa quasi uno specchio, vista la sua ordinarietà. Due giovani di oratorio che si sono incontrati ed hanno vissuto una amicizia che si è trasformata poi in una relazione significativa.
Una esperienza di servizio di Ilaria con l’Unitalsi l’ha aiutata a rendersi conto che la cura per se stessa passava dalla cura di altri e ha permesso ad entrambi di guardarsi e scoprirsi in modo diverso e di vivere “un intreccio di anime e non solo di corpi”.
Ciò che ha caratterizzato la loro relazione è stato il viverla non come qualcosa che riguardasse solo loro, ma della quale potessero giovarsi anche altri: i loro amici, ma anche i ragazzi dell’oratorio potevano “godere di quella luce”.
Sono i piccoli incontri, le situazioni, le circostanze e le nostre faccende quotidiane che ci indicano la vocazione. Oggi per Luca e Ilaria è chiaro, ma allora non lo era e passo dopo passo costruivano qualcosa di grande.
Luca ha provato ad accompagnarci a scoprire a cosa ci chiama il Signore. In sintesi, potremmo raccogliere queste due parole: Dio ci chiama ad amare e ci chiama all’eternità.
Il Signore ci chiama ad amare: quando ci proviamo, vediamo “il nostro cuore che fa ciò per cui è stato fatto: ama. Dio non ci ha creato per un esperimento sociale”. Ci ha creato per amore. Il Signore si preoccupa dell’uomo solo: è simile a “dei genitori in vacanza che, vedendo il figlio senza amici, provano ad aiutarlo a rompere la sua timidezza e ad andare verso gli altri”.
Ma non esiste solo la proposta dell’amore di Gesù: il mondo propone altri tipi di amore un po’ malati: l’amore come dipendenza dall’altro (e lo vediamo in questi giorni che un amore così scivola nel possesso dell’altro); oppure l’amore che si fonda sull’indipendenza (io e la mia vita e tu e la tua, nel frattempo un po’ di divertimento e piacere).
La proposta dell’amore di Dio è la comunione, la condivisione: “Io ho donato ad Ilaria me stesso e lo stesso ha fatto lei con me”.
Ci siamo resi conto che fare di due una sola carne nell’unione fisica vuol dire portare avanti la creazione di Dio.
La seconda cosa a cui siamo chiamati è l’eternità; ce l’abbiamo scritto dentro: “Noi l’abbiamo dentro questo desiderio, ma non ci bastiamo; ma con Dio possiamo proiettarci in questa eternità”.
Questa sera attraverso Ilaria e Luca abbiamo ascoltato una quotidianità che ha fatto specchio alla nostra e ci ha mostrato che la meraviglia della vocazione è a nostra portata, è già dentro la nostra esperienza ordinaria, fatta di cose piccole che ci aprono all’amore e all’eternità!