A Lisbona, oltre un milione e mezzo di giovani, non ragazzi perfetti, i migliori - scrivono Sara e Marta dell'oratorio di Muggiò - ma ragazzi che con le loro fragilità hanno accolto l'invito di papa Francesco di testimoniare al mondo la gioia di seguire il Signore.
Sara Barbuto e Marta Colombo
Oratorio - Muggiò
La prima settimana di agosto, 23 ragazzi di Muggiò han deciso di prendere un volo per Lisbona e vivere a tutto tondo un’esperienza travolgente ed emozionante, all’insegna dell’inclusione, della condivisione e della riflessione: la Giornata Mondiale della Gioventù.
“Da tutto il mondo verso questa città”, così dice l’inno di questa Giornata Mondiale della Gioventù. A Lisbona eravamo più di un milione e mezzo di ragazze e ragazzi; non ragazzi perfetti, non i migliori di tutti, ma ragazzi che con le loro fragilità hanno accolto l’invito di papa Francesco di testimoniare al mondo la gioia di seguire il Signore. C’è chi ride, c’è chi piange, c’è chi ha ferite nascoste: nella Chiesa c’è spazio per “todos, todos, todos”!
Noi lì eravamo tutti diversi, ma uniti da un’unica fede in Gesù, il quale ci invita ad alzarci e a seguirlo. Perché, come ci ha detto papa Francesco, l’importante non è non cadere, ma non rimanere caduti: “Esta es la Juventud del papa!”
Non ci aspettavamo che saremmo stati travolti in modo così particolare e speciale o che questo evento avrebbe lasciato in noi un segno così profondo, in grado di far riflettere su tanti aspetti della nostra quotidianità: ad esempio, vedere come le priorità cambiano quando si dà importanza anche ai piccoli gesti a cui non facciamo solitamente caso, come un abbraccio, una carezza, una parola detta nel momento giusto; oppure l’offrire attenzione non solo tra di noi ma anche nei confronti delle persone che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino, pellegrini e non solo.
Tanti sarebbero gli esempi che potrebbero testimoniare ciò: uno dei più rilevanti riguarda una signora, abitante del posto, che aveva comprato litri e litri d’acqua da distribuirci e, accuratamente, ci donava bicchieri d’acqua in una giornata portoghese particolarmente rovente; oppure la proprietaria di un ristorante, in cui eravamo entrati per comprare delle bottigliette d’acqua, che, in pochissimo tempo, ha fatto preparare vassoi di cibo da donarci e bottiglie d’acqua per rinfrescarci in cambio di una preghiera recitata insieme.
La voglia di conoscersi, condividere anche quel poco che si aveva a disposizione a livello materiale insieme a quel tanto che, invece, avevamo tutti nel cuore, ci ha resi così felici e ci ha fatto tornare bambini, senza alcun pregiudizio e pieni di purezza. Ciò ha permesso di vivere al meglio i diversi momenti, senza paure e filtri, tanto da commuoverci, ridere, urlare e cantare tutti insieme, senza distinzioni.
Un altro aspetto che ci ha fatto capire che siamo tutti fratelli uniti da un unico credo è stato il silenzio. In particolare, durante i momenti di preghiera e durante l’adorazione eucaristica nella veglia di sabato 5 agosto, il silenzio che si è creato in pochissimi secondi, nonostante fossimo 1,5 milioni di persone, ci ha lasciati letteralmente senza parole. Eravamo lì, insieme, in ginocchio, davanti all’Eucaristia, mentre ripensavamo alle parole del Papa che ci han toccato nel profondo facendoci identificare in ogni sua singola situazione descritta.
Concludiamo con il ritornello dell’inno della GMG2023, con la speranza che altri giovani vogliano cogliere il nostro invito e unirsi a far correre la voce nel mondo per poi ritrovarci tutti insieme al Giubileo del 2025 e, successivamente alla prossima GMG in Corea del Sud.
“E la nostra voce correrà!
Alziamo le braccia, in fretta si va.
Con Gesù non siamo soli mai.
Mai più smetteremo di amar.”