L’Arcivescovo Mario Delpini ha scritto una nuova Lettera agli adolescenti dal titolo “Parla con Dio – Chiamare il Padre nella preghiera” (ed. Centro ambrosiano). La sua lettura e il confronto con i suoi contenuti da parte degli adolescenti con i loro educatori possono essere impostati come esperienze da preparare-vivere-rileggere, secondo l'impostazione della nuova pastorale diocesana "Attraverso".
Ci stiamo impratichendo nell’utilizzo del metodo della Pastorale degli adolescenti “Attraverso”. Al centro ci sono le esperienze che sono da preparare-vivere-rileggere con gli adolescenti.
La lettura della nuova Lettera agli adolescenti “Parla con Dio – Chiamare il Padre nella preghiera”, che l’Arcivescovo ha scritto sul tema della preghiera e, nello specifico, della preghiera del “Padre nostro” può essere costruita dentro lo schema del progetto “Attraverso”.
Proponiamo innanzitutto che siano gli educatori a leggerla e che trovino il tempo di confrontarsi in équipe sul modo migliore di offrirla agli adolescenti.
L’area vitale che andiamo a toccare è certamente quella delle “identità e domande di senso”. All’inizio l’Arcivescovo, dando voce agli adolescenti, pone alcune di queste domande legate alla preghiera: «Che senso ha pregare? Come si fa a pregare? Ma Dio mi ascolta? Perché credere e pregare».
Con gli adolescenti possiamo, dunque, andare a fondo delle questioni di fede che li toccano da vicino. Queste domande vanno innanzitutto esplicitate e poi custodite, come l’Arcivescovo chiede di fare.
Si può pensare di trovare il modo di mettersi in ascolto di qualche figura adulta che venga a rispondere, dal suo punto di vista, a queste domande. Si può chiedere agli educatori di mettersi in gioco dando testimonianza sul loro modo di pregare, mettendo alla luce anche le difficoltà. Insieme con gli ado si può affrontare il tema dell’abitudine alla preghiera, di come inserirla nelle proprie giornate e nel proprio quotidiano (si possono in questo senso preparare esperienze che siano legate al concetto di tenere traccia delle proprie abitudini, ecc. secondo quanto viene suggerito nel progetto “Attraverso” per il modulo o tempo della quotidianità).
Fondamentale sarà poi, affrontando la lettura della Lettera, confrontarsi con lo stile di preghiera del Signore Gesù e trovare l’opportunità di mettersi alla sua scuola – vangelo alla mano – per capire il “modo di pregare di Gesù” perché «chi può dire qualche cosa della preghiera… chi veramente può insegnare a pregare è Gesù, il Figlio di Dio» (p. 10).
L’Arcivescovo chiede agli adolescenti di fare esperienza della preghiera, imparando a pregare “dappertutto”, da soli e in gruppo, stando con Gesù, ascoltando la sua voce. Con gli educatori si può allora cercare di capire quali siano i luoghi della preghiera che ogni adolescente può frequentare. Si può chiedere agli adolescenti di provare a pregare in quei luoghi e, poi, di vivere l’esperienza forte dell’Adorazione (cfr. pag. 12).
La “spiegazione” originale che l’Arcivescovo fa del “Padre nostro” oltre ad aprire spiragli di dialogo e sul significato ad esempio dell’essere “salvati” o di che cosa siano davvero la “speranza” o la “libertà” (gli educatori potranno capire come approfondire questi “discorsi” in relazione ai contenuti della lettera), ha la capacità di confrontarsi con orizzonti esistenziali e relazionali che possono coinvolgere anche altre aree vitali degli adolescenti come quella dell’affettività, mettendo a tema ad esempio il rapporto con i propri “padri”, o l’area vitale del “rapporto con il mondo e il servizio” in relazione al modo con cui Dio (e Gesù) intenda l’espressione “Venga il tuo regno” o alla dimensione del fallimento e della sconfitta che possono essere anche visti in modo “promettente”, pensando ai propri impegni e alla ricerca della propria vocazione.
La Lettera agli adolescenti “Parla con Dio” offre dunque alcune piste che vale la pena di individuare rendendo gli adolescenti protagonisti di una lettura che apre ad altre dinamiche di animazione, confronto, esperienza.
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