Condividiamo alcuni degli spunti tratti dalla meditazione che Suor Maria Gloria Riva, Monaca Adoratrice Perpetua del SS. Sacramento, venuta da San Marino per l’occasione, ha proposto ai giovani di Milano nella seconda serata (martedì 15 novembre 2022) degli Esercizi spirituali di Avvento svoltasi nella Basilica di Sant’Ambrogio (Zona I)
Sara Cainarca e Bernardo Falchini
Anche ieri sera la Basilica di Sant’Ambrogio, con tutta la sua bellezza, ha ospitato tanti giovani della città di Milano che si sono messi in ascolto della figura di Anna, madre di Samuele –quello che un giorno avrebbe unto Davide, re di Israele. Da lei, come il suo nome racconta, impariamo che «Dio fa grazia», anche là dove la vita sembra essere ormai arida.
Suor Maria Gloria Riva ci ha presentato tutto il dolore e la depressione di Anna al tempio di Silo. Anna, moglie di Elkana, è infatti sterile e per di più umiliata dalla superbia e dalla fecondità dell’altra moglie del marito. Nemmeno le parole di consolazione di lui rasserenano la donna, che trova rifugio nel tempio di Silo. La prima preghiera di Anna è muta, silenziosa, tutta chiusa entro un dolore: una preghiera di pianto e di silenzio. Anche Anna, come Agar, prende le distanze dal suo desiderio: il figlio tanto desiderato non lo vuole per sé, ma per la gloria di Dio. Al tempio offre tutto quello che ha e con fiducia lo affida a Dio, e questo affidarlo e affidarsi porta già con sé la speranza – quasi la certezza – del frutto: Anna dona quel figlio atteso al Signore come “nazireo”, votato cioè a Dio tutti i giorni della sua vita.
A peggiorare ulteriormente la situazione si aggiunge lo sguardo giudicante del sacerdote Eli che, vedendola muovere le labbra senza emettere suono, la crede ubriaca. Anna non si arrende di fronte ai giudizi affrettati di chi la circonda, ma confida nel Signore e con coraggio spiega il suo agire, svelando al sacerdote la sua preghiera, rivelandosi fiduciosa anche verso chi la giudica. Il testo biblico sottolinea a questo punto che Anna “se ne andò e il suo volto non fu più come prima”. La preghiera che ha innalzato a Dio innanzitutto ha operato un cambiamento in lei. Grazie alla preghiera, la donna passa da uno stato di apatia anoressica a uno stato di serenità che le inonda il volto. L’anno successivo nasce Samuele: la preghiera di Anna diviene un grido di riconoscenza, per essere stata ascoltata dal Signore (le parole “Samuele” e “ascolto” hanno la stessa radice in ebraico).
Suor Maria Gloria ci ha raccontato della figura di Anna anche attraverso una tela di Rembrandt: la donna è colta nell’atto di introdurre il figlio all’ascolto della Torah; la madre è a piedi scalzi e con accanto un bastone, segno di un’anzianità – una maturità – della fede e dell’accompagnamento divino (come recita il Salmo 22: “il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”). Finalmente Anna esplode in un inno che è riconosciuto come il Magnificat dell’Antico Testamento: come Maria infatti la donna racconta delle meraviglie operate da Dio nella sua storia, contemplando il ribaltamento delle sue sorti.
La figura di Anna offre molti spunti di riflessione anche per noi. Anche per noi non è difficile cadere nell’anoressia spirituale e smettere di credere in luoghi o forme di preghiera che possono ribaltare la nostra vita: come Anna anche noi possiamo continuare a credere che ci sia un luogo dove Dio ascolta la nostra preghiera. Anna ha saputo andare oltre il giudizio impietoso di Eli: noi come reagiamo di fronte ai giudizi negativi degli altri? Ci bloccano e ci paralizzano? Siamo condizionati al punto di non essere più noi stessi? Anche questa sera, mettendoci in ascolto di Anna, abbiamo potuto sperimentare che la Sacra Scrittura è il luogo dove le nostre lacrime trovano fecondità e la nostra identità si chiarisce, matura e fiorisce sempre di più.