Sorella Sara, appartenente alla fraternità delle "Discepole del Vangelo", ci aiuta a capire meglio la spiritualità del futuro santo, che domenica 15 maggio verrà canonizzato a Roma.
Sara
Tamai
Discepole del Vangelo
Come descrivere la spiritualità di Charles de Foucauld?
Non è semplice, perché si tratta di un’esperienza spirituale articolata e, potremmo dire così, talmente ricca da non essere ancora completamente compresa e vissuta nella sua pienezza.
Io posso delineare alcuni tratti che mi sembrano particolarmente significativi e profetici per la Chiesa di oggi (aspetti che, come sorelle Discepole del Vangelo, tentiamo di vivere nel nostro quotidiano):
1) L’adorazione e la contemplazione.
Dal momento della sua conversione, avvenuta nell’ottobre 1886, Charles capisce che “non può fare altro che vivere per Dio”, e così è stato! È un uomo innamorato di Dio: dedicherà tutto sé stesso alla conoscenza e all’imitazione del suo “Beneamato Fratello e Signore Gesù”. Passando lunghe ore in Adorazione di Gesù Eucarestia, legge, medita, trascrive i Vangeli e la Bibbia. Desidera conoscere Dio per amarlo, imitarlo, obbedirgli. Si lascia incontrare e “toccare” da Gesù, consapevole che questo gli dà Vita! Nel 1902 scrive all’amico Gabriel:
«Ecco il segreto della mia vita: ho perduto il mio cuore per questo Gesù di Nazareth crocifisso 1900 anni fa e passo la mia vita a cercare di imitarlo per quanto possa la mia debolezza» (Ch. de Foucauld, Lettera a Gabriel Tourdes, 7 marzo 1902).
Questo stile di preghiera e Adorazione è uno stile personale ma non certo individualista: Charles è un uomo di contemplazione, osserva la storia, le persone, gli eventi dell’esistenza… e li legge alla luce del Vangelo e della Bontà di Dio.
2) La vita di Nazareth e l’evangelizzazione
Charles abita per gran parte della sua vita nel deserto, a servizio di una piccola Tribù nomade: i Tuareg. La sua vita è fatta di gesti semplici, di accoglienza dell’altro, di lavoro compiuto con dedizione, di relazioni quotidiane coltivate con impegno ed intelligenza. Egli intuisce che questa vita semplice, ordinaria, per nulla eccezionale, è quella vissuta da Gesù nei suoi trent’anni a Nazareth. Questa sua intuizione aiuta anche noi (cristiani di oggi) a riscoprire il grande valore nascosto tra le pieghe della nostra quotidianità.
Charles comprende che proprio nei gesti semplici di ogni giorno possono germogliare l’amore, la cura, il senso profondo che Gesù vi ha donato vivendo per trent’anni come un uomo qualsiasi. Ogni gesto vissuto alla presenza di Dio diventa, per Charles, gesto d’amore, gesto d’incontro con Dio, gesto d’eternità!
«…questa piccola vita di Nazareth che sono venuto a cercare… una vita di lavoro e di preghiere… come faceva nostro Signore» (Ch. de Foucauld, Lettera all’abbé Huvelin, 22 settembre 1893).
Lo stile di Charles vuole essere quello della Bontà, della vicinanza, della prossimità all’altro. Si propone di imitare Gesù e, come lui, desidera testimoniare il volto buono di Dio! «…Il mio apostolato dev’essere l’apostolato della Bontà…» (Ch. de Foucauld, Lettera alla cugina Marie, 12 maggio 1902). Quella Bontà che può trasformare anche il nostro quotidiano, domandandoci come trasformare ogni evento che ci capita in un’occasione per amare!
3) La fratellanza universale
Charles ha voluto vivere CON l’altro, in uno stile di vicinanza, bontà, fratellanza. Scriveva:
«Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, mussulmani, ebrei e non credenti a guardarmi come loro fratello, il fratello universale… Cominciano a chiamare la casa “la fraternità” (la Khaoua, in arabo), e questo mi è caro» (Ch. de Foucauld, Lettera a Marie de Bondy, 7 gennaio 1902).
Tutto ciò che ha acquisito durante l’esperienza di militare, esploratore e geografo prima della conversione, e poi come monaco, sacerdote e missionario, è messo da Charles a servizio del Vangelo e degli altri.
È un uomo dedicato a Dio e all’altro. Nell’adorazione la presenza di Dio si fa reale, ma in quel momento di intimità e preghiera egli porta alla presenza di Dio quanti incontra ogni giorno o le tante persone con le quali mantiene relazioni epistolari. Nel lavoro, nell’accogliere numerose persone (Tuareg, militari, viaggiatori…), nello scrivere alle numerosissime persone con cui intrattiene profonde relazioni di fede. Charles porta la presenza di Dio: un Dio buono, che non giudica, attento alla promozione e al bene dell’altro, un Dio che si fa fratello e ci chiede di farci fratelli.
«È dunque impossibile amare Dio, voler amare Dio senza amare, voler amare gli uomini: più si ama Dio, più si amano gli uomini. L’amore di Dio, l’amore degli uomini è tutta la mai vita, sarà tutta la mia vita, lo spero» (C. de Foucauld, Lettera ad Henry Duveyrier, 24 aprile 1890).
Charles si impegna con rigore e dedizione nell’aiuto materiale e spirituale di quanti incontra: accoglie, ascolta, dialoga, dà cibo e medicine… si fa amico e fratello. Il suo obiettivo è quello di farsi Fratello di tutti, ad imitazione del suo (e nostro) Signore e Fratello Gesù di Nazareth.