Proponiamo una riflessione a partire dal primo incontro del percorso "Senza indugio", che ha avuto inizio sabato 13 marzo in modalità online con la partecipazione di giovani e adulti in rappresentanza di decanati, movimenti ed associazioni della nostra Diocesi.
a cura dell'equipe di Pastorale Giovanile
Sabato 13 marzo è iniziato il percorso “Senza indugio”. Don Mario Antonelli, Vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della fede, ha accompagnato giovani e adulti (in totale circa 60 iscritti), provenienti da diverse esperienze ecclesiali (decanati, movimenti e associazioni), ad addentrarsi nella bellezza della Evangelii Gaudium. Condividiamo l’eco delle parole di don Mario.
“Dove è possibile l’incontro con Gesù? Il principio, movente della nostra passione missionaria, è l’incontro con Gesù. Evangelii Gaudium n 3-8. L’incontro con Gesù si tramuta in felice amicizia e ci riscatta dalla nostra coscienza isolata e dalla autoreferenzialità. Oggi questa chiusura interiore è molto pericolosa. Le ombre di un mondo chiuso si distendono e così l’incontro con Gesù si annuncia pieno di promessa. EG 264: quanto bene ci fa lasciare che egli torni a toccare la nostra esistenza rendendola nuova.
Dove senti il tocco di Dio e dove ne ascolti la voce? I giovani sono professionisti in tal senso. Non ti basta vedere uno per dire “L’ho incontrato”. Occorrono anche udito e tatto per un incontro: è così anche per una relazione affettiva e per il matrimonio. Vi consegno un antico racconto della tradizione ebraica: un bambino di 11 anni viene portato dalla mamma alla scuola di Torah, il rabbino li accoglie promettendo di dare un fiorino al bambino se avesse detto dove abita Dio. Il bambino afferma “Ti darò 2 fiorini se mi sa dire dove Dio non abita”.
Il Signore abita in modo particolare nella Parola della Scrittura, nella Eucarestia corpo benedetto del Figlio Unigenito, nella comunità cristiana che è il suo corpo vivo: qui la presenza di Cristo è piena e sovrabbondante, qui il sole è a mezzogiorno, qui è come essere una sola carne.
Non soltanto qui, saremmo altrimenti alienati, come spostati. Possiamo avventurarci anche al sole nascente al mattino o al tramonto. In molti luoghi Gesù si annuncia come in un preludio, ci sfiora soltanto e dolcemente, si percepisce il primo tocco di Dio. Quali luoghi?
L’affetto per un ragazzo/a, una grande amicizia. Gli affetti invitano ad uscire da noi. Quando ero bambino alle elementari mi innamorai di Grazia, bimba che veniva da Trapani: mi sentii toccato da una bellezza che ti attrae e ti tira fuori un “ti voglio bene” che prima riservavi solo per mamma, papà e i nonni.
La realtà creata, la casa comune che è la natura, bellezza crocefissa. La bellezza di un tramonto magari condiviso con altri. È sempre un bene da condividere. 25 anni fa andai in Brasile per la prima volta e vidi il Rio delle Amazzoni largo 13 km: lì senti quel Suo tocco che accogli completamente nella Eucarestia.
La percezione dell’altro nella sua differenza (corpo, cultura, pensiero) rispetto a te. La sua differenza è come una gomitata, è anche fastidiosa. Lo straniero, il nonno, i bambini, l’uomo/donna.
Il cuore del primo passo nel cammino “Senza indugio” sta qui: il racconto del tocco di Dio. La condivisione e la consapevolezza dell’incontro con Cristo avvenuto nella nostra vita è data troppo spesso per scontata. Giovani e adulti hanno raccontato gli uni gli altri quando e come è avvenuto questo incontro, hanno riconosciuto le circostanze e la sorpresa di quel primo incontro, come fosse un anno zero, uno spartiacque nella propria vita. Attraverso l’aiuto di alcune immagini un giovane ha confidato come la Chiesa (comunità cristiana) assomigli ad una conchiglia che gli ha donato la perla che è Gesù. Attraverso il servizio educativo ai ragazzi in oratorio, oppure attraverso il volto di un malato in ospedale, oppure tramite un incidente che ha cambiato la visione della vita ciascuno dei giovani ha ripescato nel cuore e nella memoria la bellezza del primo sguardo del Risorto.
Don Mario ci ha accompagnati poi in un secondo passo:
“Lasciamoci evangelizzare dai poveri: ci stimola Evangelii Gaudium n 195.198-199. Dobbiamo scoprire Cristo nei poveri e metterli al centro del cammino della Chiesa. Gesù affida la responsabilità di evangelizzare a quanti li hanno incontrati. Fraternità e povertà sono due tratti distintivi. Non c’è la festa/gioia dell’evangelizzare senza fraternità e carità. La visione individuale dell’incontro con Gesù è una invenzione diabolica. Andrea trova il fratello Simone e dice “Abbiamo trovato il Messia”. Chi trova Gesù trova il fratello. Si evangelizza nella gioia solo nella fraternità e povertà. Il soggetto evangelizzatore è il noi della fraternità ecclesiale. Gesù li mandò due a due. Se si annuncia da soli sembra che noi vogliamo essere seguiti ed affermare noi stessi, invece si indica un noi ecclesiale incamminato verso il Signore e la sua bellezza che è sempre oltre. Fratelli Tutti n 215: le differenze si arricchiscono, si illuminano ed integrano a vicenda nella liturgia, nella Parola, nei mondi. C’è troppo grasso strutturale che ci impedisce di toccare il povero. Se non tocchi i piccoli e i poveri, allora non hai conosciuto Gesù. Come Gesù ha detto “Questo è il mio corpo” e contempliamo l’Eucarestia così Gesù è nei poveri. I poveri ci ammaestrano, ci insegnano a vivere non di ciò che produciamo o possediamo ma di quanto riceviamo: così ci consegnano il Vangelo. Ancora i poveri ci evangelizzano perché non sanno e non fanno tante cose. Lungo i secoli abbiamo storpiato la fede immaginando che occorra sapere molte cose (magari la teologia) o fare molte cose (attivismo e costruire molto). Il povero non sa ma sente molto per Gesù, ama Gesù”.
I giovani, sollecitati da don Mario, hanno riconosciuto come la gioia sia il tratto che distingue quanti hanno incontrato Gesù. Hanno condiviso qualche domanda che nasce dal vivere insieme con gli altri in Università, al lavoro, nel mondo dello sport e tra gli amici. Come porci davanti a giovani che contestano la fede e la Chiesa? Come sgombrare il campo da pregiudizi ed ostilità? Quali passi per aprirsi al dialogo? Una giovane riconosce che non servono parole ricercate ma “piuttosto con la mia vita evangelizzo, racconto le opere di Dio attraverso la mia vita. La fede si vede da come e da quello che fai”.
Un inizio promettente per il cammino “Senza indugio”. Prossimo appuntamento sabato 11 aprile con don Rossano Sala, segretario del Sinodo dei Vescovi sui giovani e il discernimento vocazionale.