In occasione della 58ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, i 18/19enni, i giovani ed i loro educatori potranno porsi in ascolto del prof. Franco Nembrini ed i maturandi dialogare con il nostro Arcivescovo, Sua Ecc.za Mons. Mario Delpini: partendo dal rapporto tra Dante e Virgilio, un'occasione per riflettere sul tema dell'accompagnamento e della vocazione, in particolare sul fatto che quest'ultima è un'esperienza che si vive insieme, "a due a due" appunto. Per riuscire a scoprire sé stessi è infatti importante essere accompagnati da adulti significativi: un sacerdote, un professore, un educatore.
Domenica 25 aprile 2021 celebreremo la 58ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.
Per questa giornata speciale abbiamo pensato ad un’iniziativa particolare di preghiera e di riflessione sul tema della vocazione.
DESTINATARI E RELATORI
I 18/19enni, i giovani ed i loro educatori potranno porsi in ascolto del professor Franco Nembrini, membro del “Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita”, socio onorario e consultore dell’UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani) che, negli ultimi anni, a seguito del successo dei suoi libri “Dante, poeta del desiderio” e “Di padre in figlio”, è stato chiamato a parlare di educazione e di Dante in tutta Italia e all’estero.
Insieme a lui, partendo dal rapporto tra Dante e Virgilio, ci domanderemo: “Chi ci accompagna nelle nostre scelte?”.
Inoltre, i giovani maturandi avranno la possibilità di dialogare con il nostro Arcivescovo, Sua Ecc.za Mons. Mario Delpini.
QUANDO, DOVE E MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE
A partire dalle ore 19.15 di domenica 25 aprile tutti potranno seguire l’evento in diretta sul canale YouTube Pastorale Giovanile FOM Milano.
A causa delle restrizioni dovute alla pandemia soltanto alcuni gruppi di 18/19enni e di giovani della città di Milano avranno la possibilità di partecipare all’iniziativa in presenza presso la Basilica di San Lorenzo Maggiore in Milano (corso di Porta Ticinese, 35): per costoro il ritrovo è fissato per le ore 19.00.
Per prendervi parte in presenza, è necessario compilare l’apposita scheda d’iscrizione entro e non oltre le ore 13.00 di venerdì 23 aprile (e comunque fino ad esaurimento dei posti disponibili).
IL TEMA DELLA GIORNATA
In questa occasione si rifletterà sul tema della vocazione, in particolare sul fatto che essa è un’esperienza che si vive insieme, “a due a due” appunto. Per riuscire a scoprire sé stessi è infatti importante essere accompagnati da adulti significativi: un sacerdote, un professore, un educatore.
Ci prepariamo a questo incontro attraverso un approfondimento sul rapporto tra Dante e Virgilio.
Dante si fece accompagnare da Virgilio. Quindi è giusto chiedersi: “Chi ci accompagna nelle nostre scelte?”.
Tutti ricordiamo l’incipit della Divina Commedia: “Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”. In questa selva oscura Dante si è perso; inizia il suo poema come se si fosse svegliato improvvisamente dentro ad un guaio. Così comincia il suo viaggio, tentando di uscire da solo dall’impaccio.
Ci sono tante interpretazioni di cosa sia in realtà questa foresta tenebrosa: può essere il peccato, o la depressione; può essere la crisi di mezza età (siamo proprio nel mezzo del cammin di nostra vita!); oppure un isolamento dagli altri (ricordiamo che Dante è in esilio).
Forse anche il tempo di distanziamento sociale potrebbe essere descritto come una selva oscura, un impedimento a proseguire il cammino, non solo perché nel bosco selvaggio non ci sono sentieri, ma soprattutto perché è completamente buio e impedisce di guardare avanti, di progettare, di trovare un senso.
In questo contesto, Dante si scuote e cerca di venirne fuori. Vede una luce dietro una collina e cerca di salire. Il suo cammino però è impedito da tre animali selvatici, tre fiere, che rappresentano l’avidità di denaro (la cupidigia), il potere che vuole dominare sugli altri (la superbia), il sesso senza amore che usa l’altro solo per il proprio piacere (la lussuria). Sono tre ostacoli che ha dentro e lo fanno di nuovo cadere in basso.
Proprio mentre precipita nuovamente, Dante intravede la figura di una persona. Lì per lì non capisce se è un fantasma, un frutto della sua immaginazione, o se è una persona reale. Non capisce se lo farà precipitare ancora, come hanno fatto le tre fiere, o se potrà aiutarlo. Preso dalla paura invoca “miserere”, cioè “abbi pietà di me”. Un grido di aiuto e una implorazione:
Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
chi per lungo silenzio parea fioco. (63)
Quando vidi costui nel gran diserto,
“Miserere di me”, gridai a lui,
“qual che tu sii, od ombra od omo certo!” (66)
Noi sappiamo che questa “ombra” è Virgilio, quindi non sentiamo più la suspance; ma Dante non lo sa ancora, e lascia i lettori sulle spine. Poi Virgilio si fa conoscere con una lunga perifrasi. A questo punto Dante non lo ha ancora riconosciuto, ma lo ha ormai fatto capire ai lettori: questa ombra è una presenza buona.
Virgilio fa una domanda a Dante: perché stai tornando indietro, in tanta “noia”? Di solito le perifrasi ci spiegano che il termine noia qui va inteso nel senso di “qualcosa di nocivo”. Per noi, in italiano moderno, la noia è qualcosa di diverso. Però, a ben pensarci, il vuoto di una giornata, o una giornata talmente piena che non ci lascia respiro (che sono le due facce della noia), sono cose veramente nocive, che ci avvelenano, ci fanno male.
Sembra stupido fare questa domanda. Dante non sta tornando di sua spontanea volontà, anzi è angosciato. Ma Virgilio fa questa domanda, che sbatte in faccia a Dante la realtà.
Quante volte abbiamo bisogno delle domande giuste, più che delle risposte (che magari già conosciamo, ma che non sono ancora “nostre”, e sono solo verità esterne a noi!).
Il primo intervento di Virgilio come guida consiste nel fare una domanda a Dante. Una domanda che serve a chiarire a Dante la sua situazione, il suo bisogno, il suo desiderio.
Più precisamente le domande sono due:
“Ma tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
ch’è principio e cagion di tutta gioia?” (78)
Una riguarda la caduta, ma l’altra è la spinta del desiderio.
RACCONTACI UNA TUA ESPERIENZA POSITIVA RIGUARDANTE UNA SCELTA DA TE COMPIUTA
Anche alla luce di questa riflessione, chiediamo ai 18/19enni ed ai giovani di raccontare e di condividere una propria esperienza positiva riguardante una scelta o alcune scelte fatte nella propria vita grazie all’aiuto di persone che li hanno accompagnati a maturare queste decisioni (per esempio la scelta dell’università, quella di intraprendere un percorso particolare, quella vocazionale…), inviandola a giovani@diocesi.milano.it entro domenica 18 aprile.
In questo modo desideriamo riflettere insieme sull’importanza dell’accompagnamento lungo il cammino che conduce alla scoperta della propria vocazione.