Ci sono tantissime ragioni per cui gli oratori di oggi devono essere grati al cardinale Andrea Carlo Ferrari, Arcivescovo di Milano dal 1894 al 1921, di cui ricorre il centenario della morte avvenuta il 2 febbraio 1921. Ha voluto che ogni parrocchia avesse il suo oratorio, maschile e femminile; ha aggiornato il progetto educativo dell'oratorio rendendolo davvero "integrale"; ha voluto che gli oratori si «federassero» trovando nella loro «fratellanza» la forza di aggiornarsi e stare al passo con i tempi. In questi giorni chiediamo la sua intercessione per cogliere la sua eredità.


01 001

Il 2 febbraio 1921 moriva il cardinale Andrea Carlo Ferrari dopo aver guidato l’Arcidiocesi di Milano per 27 anni. La sua eredità è ancora viva, soprattutto nella fisionomia dei nostri oratori. Prima di fare il suo ingresso nel 1894 si rivolse con una lettera pastorale alla sua nuova Diocesi e ebbe a scrivere in riferimento ai ragazzi e ai giovani: «Li raccoglierete per quanto vi sarà possibile negli oratori festivi. Istituzione affatto provvidenziale per i tempi nostri». Era un rendersi conto di quanto gli oratori ambrosiani già esistenti fossero un potenziale e di quanto essi potessero essere un punto focale essenziale per generare un senso di appartenenza alla comunità da parte delle giovani generazioni.

Gli oratori di fine Ottocento avevano prevalentemente un carattere interparrocchiale o cittadino: la loro diffusione non era capillare, anche se la loro presenza era consistente sul territorio diocesano. Il cardinal Ferrari intuì che un’istituzione del genere dovesse essere l’espressione della cura di ogni comunità nei confronti dei più giovani. Per questo fin dall’inizio del suo episcopato chiese che tutte le parrocchie del territorio diocesano potessero dotarsi di un oratorio.

Lo strumento dell’oratorio – secondo Ferrari – era il luogo più adatto di un’alleanza: quella fra i genitori, primi educatori alla fede dei loro figli, e la comunità cristiana e i suoi insegnamenti. Molte erano le istituzioni educative di ispirazione cristiana che in quel tempo potevano contendersi questa predilezione nel rapporto con le famiglie. Il cardinal Ferrari indicò l’oratorio proprio per il legame forte che avrebbe avuto con ogni parrocchia – come espressione di ciascuna di esse – e quindi come cuore pulsante di una comunità che insieme è capace di educare, in un mondo che anche allora vedeva il “laicizzarsi” di tante altre agenzie educative, prima fra tutte la scuola.

L’oratorio è stato dunque riconosciuto agli inizi del Novecento come il più efficace contesto in cui educare le giovani generazioni e trasmettere loro motivazioni e stile di vita che avrebbe dato forza alle scelte di fede di ciascuno.

Nel marzo del 1903 l’Arcivescovo Andrea Carlo Ferrari scrisse ai responsabili degli oratori affinché si potesse attivare fra gli oratori uno scambio di vedute e di proposte che potesse portare ad una riforma dell’oratorio. Chiese loro di raccogliere i loro regolamenti e di metterli a confronto, scelse la via del confronto per progettare un nuovo modo di fare oratorio.

Grazie a questo lavoro di discernimento comune il cardinal Ferrari promulgò nel 1904 lo Statuto per gli Oratorii Maschili della città di Milano che fu punto di riferimento per l’organizzazione degli oratori dei primi decenni del Novecento. Lo Statuto nacque da un lavoro di coordinamento svolto da una apposita Commissione per gli oratori festivi che divenne organo stabile di conduzione della vita degli oratori, almeno per la città di Milano e riferimento anche per gli oratori delle altre «pievi» sul territorio diocesano.

L’oratorio assunse la fisionomia che conosciamo ancora oggi. Non solo ricreazione insieme all’insegnamento della «dottrina cristiana», ma anche l’introduzione di attività strutturate come la ginnastica, il teatro, la musica, le passeggiate. Gli oratori di allora si preoccupavano anche di fungere da «uffici di collocamento» per i giovani che li frequentavano e anche da «cassa di mutuo soccorso». L’idea era quella che l’oratorio fosse luogo di educazione integrale della persona. Accanto all’educazione cristiana, con un’attenzione alla pratica sacramentale, in particolare alla frequentazione dell’Eucaristia – tramite anche momenti di adorazione e preghiera – si suggerivano proposte strutturate che intrecciavano varie discipline come la nascente pratica sportiva e vari momenti della vita di un giovane come la ricerca di un lavoro o l’assistenza in caso di malattia. Fu lo stimolo del cardinale Andrea Carlo Ferrari e della Commissione che aveva voluto a coordinamento degli oratori a trasformare profondamente la pastorale oratoriana. 

Il cardinal Ferrari benedisse anche la nascita di un periodico che avrebbe fatto la storia. Nel 1907 nasce l‘Eco degli oratori che per più di cento anni avrebbe generato cultura attorno alla vita degli oratori ambrosiani.

L’Eco fu un ulteriore stimolo al coordinamento fra gli oratori, ad una sorta di «fratellanza» che stava raccogliendo sia le esigenze di avere una direzione comune da parte della «base», dei singoli oratori, sia la necessità da parte dell’Arcivescovo di Milano di condurre le giovani generazioni ad affrontare le sfide del tempo, provocate anche da un grosso contrasto sociale con la Chiesa da parte del mondo laico.

Fu forte quindi negli anni dell’episcopato di Ferrari la spinta a trovare forme federative tra gli oratori. 

Proprio nel 1907 ci fu il primo convegno diocesano degli oratori maschili alla presenza del cardinal Ferrari. Con il plauso dell’Arcivescovo gli oratori presenti deliberarono di studiare il modo di costituire una Federazione fra tutti gli oratori diocesani.

Fu costituita una Commissione diocesana che nel maggio del 1908 organizzò la prima Festa degli oratori diocesana.

Altri convegni diocesani si susseguirono negli anni successivi, mentre il cardinal Ferrari percorrendo la sua vasta Diocesi nelle sue visite pastorali incoraggiava le comunità a non trascurare la crescita dei ragazzi e dei giovani, ma ad averla fra le prime preoccupazioni.

Arrivò il 1913, anno determinante per la nascita di quella che sarebbe stata la FOM.

L’Arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nel convegno diocesano degli oratori del 27-28 settembre 1913 espresse la necessità di creare un organismo che avrebbe abbracciato, federandole, le opere dell’oratorio.

La sua richiesta fu accolta con l’intenzione di creare una federazione che collegasse «federazioni di plaga», in ogni zona della Diocesi che dovevano garantire un orientamento comune sul territorio. 


La prima Federazione di plaga nacque il 7 ottobre 1913: si chiamava FOM e collegava gli oratori della sola città di Milano.

In attesa della nascita di altre «federazioni» locali e della costituzione della «Federazione diocesana», la FOM di Milano divenne riferimento «culturale» e di orientamento anche per gli oratori del resto della Diocesi. 

Lo scoppio della Grande Guerra e le sue conseguenze non permisero che l’organismo diocesano potesse sorgere almeno fino al 1924.

In quel tempo era Arcivescovo di Milano il cardinale Eugenio Tosi che vide nel cardinal Ferrari di fatto l’iniziatore della FOM e dello spirito federativo degli oratori che ancora oggi unisce gli oratori. 

Il cardinale Andrea Carlo Ferrari può essere dunque considerato il continuatore dell’opera iniziata da san Carlo Borromeo e dal suo successore Federico Borromeo. Andrea Carlo Ferrari ha dato avvio alla FOM, accogliendo la sollecitazione degli oratori a «federarsi» per il bene dei ragazzi; ha voluto un oratorio in ogni parrocchia e ha chiesto che l’oratorio fosse «al passo coi tempi», capace di leggere la realtà del tempo e di dare delle risposte opportune in senso cristiano, accogliendo in sé tutta l’esperienza di vita dei ragazzi e dei giovani, così da diventare il «polo» principale dell’educazione della comunità cristiana nei confronti delle giovani generazioni.

Nel centenario della sua morte, vogliamo ricordarlo come «iniziatore» di un’idea di oratorio che ancora oggi ci proietta verso il futuro, accogliendo, senza tirarsi indietro, le sfide del presente. 

Ti potrebbero interessare anche: