La giornata giubilare di sabato 29 marzo 2025 può essere anticipata con un invito in oratorio già dal venerdì pomeriggio o sera, per vivere insieme un tempo speciale con preadolescenti e adolescenti. Sarà un'occasione per prepararsi con la preghiera, una cena semplice e frugale, una serata di dialogo e confronto, un’attività laboratoriale, l’adorazione della croce e la possibilità di confessarsi. Tutti "ingredienti" possibili che gli educatori potranno mettere insieme, come pezzi di un mosaico che accompagnerà i ragazzi nel cammino verso il giorno successivo. I ragazzi scopriranno di partecipare a un’esperienza che attraversa tutta la Chiesa, con gli occhi già puntati "Verso Roma": è la 24ore per il Signore, che, nell’ambito del Giubileo 2025, diventa un momento privilegiato per ritrovare nuovo slancio e ricominciare.

La giornata giubilare del 29 marzo dei preadolescenti e adolescenti è inserita nel contesto della 24ore per il Signore che la Chiesa celebra il 28-29 marzo. Proponiamo di valutare l’idea di convocare preado e ado già dal pomeriggio e dalla sera di venerdì 28 marzo in oratorio per condividere insieme una 24ore di fraternità, condivisione e preghiera: il venerdì possiamo celebrare insieme la Via Crucis o vivere un momento di Adorazione della Croce, proporre di accostarsi al Sacramento del Perdono, vivere una cena frugale insieme e una serata da passare con l’ascolto di qualche testimonianza che sia “segno di speranza” e con un momento laboratoriale che lasci un “segnale di speranza” in oratorio; si può condividere la preghiera della sera e altri momenti di silenzio e di ascolto.
Il sabato ci metteremo in viaggio per Milano all’orario più opportuno, condividendo insieme la colazione e/o il pranzo. La preghiera in Duomo inizierà alle ore 15.00 (occorre valutare i tempi di ingresso). I luoghi, “segni di speranza”, potranno essere visitati o al mattino o nel pomeriggio dopo il momento in Duomo che terminerà per le ore 16.00.
Gli “ingredienti” di un tempo speciale passato in oratorio, venerdì 28 marzo.
Gli educatori valuteranno le proposte e le tempistiche più opportune, quelle che potranno essere vissute con più intensità dai ragazzi, tenendo conto di un clima di sobrietà e profondità di un Venerdì di Quaresima.
Stare davanti alla Croce. Portiamo i ragazzi per un momento davanti al Crocifisso e presentiamolo come il “segno di speranza” più grande: il Figlio di Dio si è immolato sulla Croce per prendere su di sé il nostro male e attraversare la morte per vincerla per sempre. Tenendo fisso lo sguardo su di Lui, possiamo consegnargli tutto quello che siamo e viviamo, anche le situazioni più difficili, perché siano “redente” dal suo sacrificio.
Cenare in modo semplice e frugale. Per condividere la condizione di chi vive con poco e andare anche “oltre” i bisogni del presente, pensando che la speranza è guardare avanti, oltre le difficoltà o le privazioni del momento. Rinunciamo anche alla carne, ai salumi, ecc. per imparare ad attendere e sperare qualcosa di diverso da quello che potremmo avere per “abitudine”.
Parlare della speranza. Che cosa significa sperare? Perché non lo chiediamo ai ragazzi, cercando con loro le risposte per capire che cosa sia davvero la speranza. Cerchiamo di andare oltre il sentimento, ma capiamone il valore legato al dono di Gesù. Non arriviamo subito a conclusioni “dogmatiche” ma capiamo quali siano i “movimenti” del cuore e della mente, perché sperare sia un atteggiamento della vita e la speranza sia legata alle altre “virtù”, soprattutto alla fede e alla carità, come un tutt’uno. Non si nasce già con le virtù acquisite ma occorre coltivarle e, molto spesso, ricominciare ogni volta a credere, sperare, amare.
Raccontiamo storie di speranza. In piccoli gruppi leggeranno brevi testimonianze di persone che, nonostante le difficoltà, hanno trovato la forza di rialzarsi grazie alla fede, all’aiuto di qualcuno o a una scelta di coraggio (ad esempio, vite di giovani che hanno affrontato difficoltà con la fede, testimonianze di persone che hanno trovato un nuovo inizio, ecc.). Dopo aver riflettuto su cosa ha acceso la speranza in queste persone, condivideranno le loro idee con gli altri, per capire insieme che la speranza non è qualcosa di astratto, ma una realtà concreta che può nascere e crescere anche nelle loro vite.
Scoprire i sentimenti di Carlo Acutis. Possiamo chiedere ai ragazzi di immedesimarsi nella vita di Carlo Acutis per capire come lui ha vissuto come “segno di speranza” in mezzo ai suoi amici e nella sua famiglia. Come ha vissuto il suo rapporto con i suoi compagni di classe? Che cosa faceva per aiutarli? Qual era la sua visione della vita? Che cosa si aspettava per il suo futuro? Facendo riferimento all’esperienza di Carlo si possono individuare i tratti di una adolescenza vissuta con speranza. Con quali caratteristiche? Individuiamole insieme ai ragazzi.
Lasciare “segni di speranza” in oratorio. Diciamo ai preadolescenti e adolescenti che loro stessi possono lasciare messaggi di speranza per i più piccoli. Durante la serata, potranno realizzare grandi cartelloni colorati con messaggi di incoraggiamento, parole di fiducia e segni di speranza, da appendere nelle sale della catechesi e nei luoghi significativi dell’oratorio. Ogni cartellone porterà una frase forte, che inizi con “Noi siamo segni di speranza perché…”, seguita da pensieri scritti a mano, disegni o simboli che esprimano il loro impegno a essere luce per gli altri. Questo gesto visibile e duraturo ricorderà ai più piccoli che la speranza non è solo un’idea, ma qualcosa che si costruisce insieme, nella comunità dell’oratorio.
Celebrare il Sacramento della Riconciliazione. Il sacerdote o alcuni sacerdoti potranno mettersi a disposizione nel corso della serata per la Confessione. Sia chiaro ai ragazzi fin dall’inizio che c’è questa possibilità. Si crei una “zona cuscinetto” dove possono essere accolti per fare un attimo di silenzio prima di confessarsi (per un esame di coscienza) e poi possano con libertà andare dai sacerdoti disponibili.
Scandire i momenti con la preghiera. Ogni passaggio della serata può essere accompagnato da un momento di preghiera semplice ma significativo: una benedizione prima della cena, una breve riflessione biblica prima del laboratorio, un canto o un momento di silenzio davanti alla Croce. La preghiera aiuta a dare unità all’esperienza, a riconoscere che la speranza non è solo una parola, ma un dono che nasce dall’incontro con Dio.
Anticipare la giornata giubilare di sabato 29 marzo con un pomeriggio e una serata intensa, vissuti con il gruppo che il giorno dopo parteciperà all’Incontro ‘Verso Roma’, aiuterà i ragazzi a comprendere la straordinarietà del momento che stanno vivendo. Tutta l’esperienza della “24ore per il Signore” (compreso il sabato) potrà poi essere ripresa e riletta anche in altri momenti di preparazione al Giubileo degli adolescenti a Roma (25-27 aprile 2025).
Ricordiamo che la proposta di “Verso Roma”, che sabato prevede il “mandato” dell’Arcivescovo per incamminarsi più intensamente nel Giubileo, dovrà avere il suo “compimento” nell’invito a partecipare insieme alla Celebrazione eucaristica della propria comunità domenica 30 marzo, Domenica del Cieco, vissuta come momento per “professare la propria fede e la propria speranza” davanti a tutti e per realizzare pienamente l’esperienza giubilare che ha vissuto chi ha potuto confessarsi e pregare in Duomo con l’Arcivescovo.
Approfondimento sull’Incontro “Verso Roma”