Durante la terza ed ultima serata degli Esercizi spirituali di Avvento, 25 novembre 2020, i giovani hanno potuto meditare, accompagnati dalle parole del nostro Arcivescovo Mario, sul Cantico di Simeone: il "Nunc dimittis".
A cura del Servizio per i Giovani e l'Università
Terza e ultima serata di Esercizi spirituali presso la Chiesa di S. Maria del Rosario in Milano: sempre online, a distanza, per tutti i gruppi giovanili sparsi sul territorio della nostra Diocesi.
Terza tappa di un cammino di riflessione sui Cantici del Vangelo di Luca, lungo il quale siamo stati condotti per mano dal nostro Arcivescovo.
Dopo Maria e Zaccaria, i giovani ed i loro educatori si sono confrontati con la figura del vecchio Simeone, che “accolse il bambino Gesù tra le braccia e benedisse Dio” (Lc 2,28).
Anche noi, così come ci ha esortato il nostro Arcivescovo in occasione della sua terza predicazione, siamo chiamati ad accogliere tra le nostre braccia il corpo di Gesù, tenendo fisso lo sguardo sul suo volto amico. La preghiera cristiana, infatti, non è una pratica volontaristica e generica, ma si esprime con il corpo e si rivolge al Padre di cui Gesù è la rivelazione: i cristiani pregano per incontrare Gesù.
Simeone, come Maria e Zaccaria, è modello di preghiera: un uomo vissuto nell’attesa suscitata dalla promessa di Dio e capace di dare senso alla vita secondo lo Spirito. Simeone vive di speranza, virtù che oggigiorno si è invece fatta timida.
Anche noi discepoli di Gesù, ha sottolineato l’Arcivescovo, siamo chiamati ad essere uomini e donne di grande speranza, quella vera, fondata sulle promesse di salvezza del Dio di Gesù Cristo; e siamo chiamati ad esserlo in un’epoca in cui dalle “grandi speranze” si è passati ad aspettative minime, a piccoli desideri; in cui il “principio speranza” si è appunto fatto timido.
Inoltre l’Arcivescovo ci ha ricordato che Dio opera in mezzo alle tenebre della storia attraverso Gesù, la vera luce, rivelatrice del senso di ogni cosa.
Siamo salvati perché Dio è luce, perché siamo nella luce di Gesù, che ci aiuta ad attraversare le tenebre: l’intenzione di Dio è infatti quella di illuminare con la sua luce, con la sua sapienza tutti i popoli. I discepoli di Gesù sono chiamati a fare altrettanto: a sperare ed amare, ma non soltanto se stessi oppure coloro dai quali sperano di ricevere qualcosa.
Non è mancato da parte dell’Arcivescovo anche il riferimento al fatto che nella liturgia delle ore il Cantico di Simeone è collocato nella preghiera di Compieta, sul finire della giornata: esso fa pensare non solo al giorno che finisce, ma anche alla morte: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo serva vada in pace” (Lc 2,29). È giusto pregare per i morti; è fonte di sapienza pensare alla morte: finisce un giorno, finirà la vita, ma non questa luce che ci illumina, questa vita di cui possiamo vivere: la vita di Dio.
Infine, per la terza volta è risuonato forte l’invito a disciplinare il silenzio: ripetendo molte volte, nel dialogo con Dio, un’espressione di preghiera che ci suona più congeniale; confrontandoci con la “spiritualità di Simeone”; domandandoci qual è la speranza della nostra vita, qual è la nostra vocazione.
Anche in occasione di questa terza serata alcuni giovani hanno voluto condividere tramite i social le loro riflessioni; eccone alcune: “La preghiera è l’incontro in cui possiamo riconoscere la luce di Dio. Signore Gesù, aiutami a vedere sempre di più quello sguardo di tenerezza che hai su di me”; “Signore, tu che sei la Luce vera, aiutaci a non accontentarci della gioia opaca e passeggera, ma insegnaci a risplendere e a portare Luce a chi ha perso la speranza”; “Possiamo vivere di grandi speranze, se ci lasciamo illuminare dallo Spirito di Dio, che ci è rivelato dal nostro Amico Gesù, luce di salvezza”; “Ora lascia… che i nostri occhi e le nostre orecchie siano capaci di ricevere la bellezza senza più perderla; ora lascia… che le cose non si ripetano sempre uguali, ma si ripetano rinnovandosi: ora lascia che anche nella terra più arida nasca la vita”.
L’Arcivescovo, infine, ha proposto ai giovani una terza ed ultima actio da viversi per tutto il tempo di Avvento (fino al 23 dicembre): quella di pregare insieme a lui e alle famiglie della nostra diocesi attraverso “Il Kaire delle 20.32” (Chiesa TV, Radio Marconi, Radio Mater e Radio Missione Francescana).
Conclusi gli Esercizi, ci auguriamo, anzi siamo convinti, che i giovani ambrosiani insieme ai loro educatori sapranno riprendere la Parola e le parole del nostro Arcivescovo, custodendole nel loro cuore e meditandole nel silenzio: l’unica condizione in grado di far risuonare e ascoltare l’eco della Parola di Dio, affinché quest’ultima porti molto frutto.
A tutti un buon restante cammino di Avvento “in attesa della sua venuta”!