Il Gruppo Samuele, nato trent'anni fa da una felice intuizione del Card. Martini, è pronto a ripartire per continuare ad aiutare i giovani ad assumere seriamente la questione fondamentale della «vocazione». Perchè, come ha detto il nostro Arcivescovo durante l’omelia dell’inizio del nuovo anno pastorale, «il modo giusto di raccontare la storia è riconoscervi una vocazione e una pluralità di risposte».
di don Cristiano
Passoni
Assistente generale di Azione Cattolica ambrosiana e membro dell'equipe del Gruppo Samuele
Trent’anni fa, al termine di un indimenticabile percorso sinodale – l’Assemblea di Sichem -, che aveva visto come protagonisti i giovani stessi, il card. Martini dava inizio al cammino del Gruppo Samuele. Sulla soglia d’ingresso il cardinale aveva precisato lo scopo fondamentale di esso: «imparare un metodo per orientare la libertà verso non tanto un progetto individuale (cosa devo fare per gestire la mia vita), ma verso la realizzazione del progetto di Dio sul mondo, per quella parte che mi riguarda». Come sempre in anticipo nella lettura dei tempi, Martini voleva uscire in fretta da una ricerca troppo individualistica della propria vocazione, quella, divenuta persino un poco assillante in questi tempi, di cercare da se stessi la propria felicità. Piuttosto, mirava ad una visione più ampia, invitando i giovani partecipanti ad una non facile disponibilità «a 360 gradi», nella quale, prima che fare una scelta definitiva era necessario lasciarsi consegnare, dentro un cammino ecclesiale, un metodo per orientare la libertà verso il progetto di Dio. Insomma, prima di lanciarsi a rotta di collo sulla preda della propria scelta di vita, chiedeva di ritrovare lo sguardo più ampio ecclesiale della fede, l’orizzonte smisurato e affascinante del progetto di Dio sul mondo, riappropriandosi di quell’antico e sempre urgente apprendistato nella storia dei credenti che è il discernimento spirituale. Questo era l’orizzonte irrinunciabile e il suo metodo, facendo scuola in Italia e nel mondo.
Da allora, tremilacinquecento giovani hanno percorso questo cammino, riconoscendo e scegliendo nella fede tutto l’ampio ventaglio della vocazione cristiana, dalla vita religiosa a quella claustrale, dalla famiglia al ministero sacerdotale, dalla laicità consacrata immersa nel mondo, alla missione fino agli estremi confini della terra. Le lettere di fruttificazione, consegnate sempre con trepidazione al termine del percorso nelle mani dell’Arcivescovo, sono la testimonianza viva di tutto questo affascinante cammino di consapevolezza di sè, di rilettura nel mistero grande di Dio e di scelte nella libertà, per la Chiesa e nel mondo.
Oggi, tenendo fede a quella luminosa intuizione, il cammino intende ancora offrire ai giovani un aiuto ad assumere seriamente la questione fondamentale della «vocazione», nella convinzione che il desiderio di servire il Signore è l’unico in grado di dar senso alle decisioni, piccole o grandi, dell’esistenza. Il mezzo fondamentale per compiere questo cammino è precisamente l’esercizio spirituale del discernimento, inteso non semplicemente come una pratica di analisi psichica, piuttosto, come ancora Martini lo precisava, un «esercizio di attenzione e di ascolto del Pneuma divino nella mia storia (quindi anche nella mia psiche)[…]; è ascolto di una parola di Dio non scritta che risuona oggi nella Chiesa e che non si trova in nessun altro, se non in me». È il fascino, mai sfiorito, dell’essere giustamente protagonisti della propria vita, di una sintesi che non è mai fatta del tutto, ma è sempre in divenire, nell’assumere il proprio compito, una strada che ciascuno è impegnato a tracciare, passo dopo passo, in ascolto della musica di Dio (cf. Sir 32,3).
I passaggi concreti della proposta, che configurano anche la trama formale di ogni incontro, sono quelli della prima ora, con piccoli aggiustamenti in aderenza allo scorrere degli anni: l’esperienza quotidiana come punto di partenza, l’ascolto della Parola di Dio (lectio), la purificazione della vita (purificatio), la proposta di un «esercizio» lungo il mese (actio) e la disponibilità ad avviare un cammino di direzione spirituale (scrutinio). Sono i capitoli di una fondamentale regola di vita personale che vale per ogni età della vita.
Durante l’omelia dell’inizio del nuovo anno pastorale, l’Arcivescovo Mario ha richiamato la felice intuizione di questo cammino e la sua urgenza, perché «nessuno abbia l’idea di essere al mondo per caso». Infatti «il modo giusto di raccontare la storia è riconoscervi una vocazione e una pluralità di risposte». Per questo, dopo trent’anni, il Gruppo Samuele è pronto a ripartire.