Condividiamo alcune risonanze e riflessioni a proposito del pellegrinaggio estivo in Puglia sulle orme di don Tonino Bello, che ha visto la partecipazione di un centinaio di giovani ambrosiani: occasione per approfondire l'amicizia con Gesù e tra coetanei, immersi nelle bellezza del creato e animati dal desiderio di costruire la pace

A cura del Servizio per i Giovani e l'Università

In piedi costruttori di pace (1) - Sito

“Essere santi significa essere uomini fino alla cima”; “appassionatevi alla vita perché è dolcissima, mordete la vita”; “spesso manca oggi il brivido della passione”. Queste parole (e diverse altre) di don Tonino Bello ci hanno attraversato come il ghiaccio o l’acqua fredda che rinfrescano in torride giornate d’estate: ne abbiamo fatto esperienza, tornando poi a casa con il cuore pieno.

Un pezzetto di vita beata, eterna, lo abbiamo assaporato lungo il cammino di don Tonino condiviso da circa 100 giovani della diocesi di Milano provenienti da diverse parrocchie ambrosiane. Proviamo a ritrovare quali sono stati gli ingredienti fondamentali di una esperienza così, di questo assaggio di eternità (senza però alloggi in alberghi 5 stelle o trasporti in prima classe).

Il cammino a piedi di circa 130 km è già una provocazione che ti spinge a pensarti pellegrino di un viaggio che poi è la tua, la nostra esistenza. Il percorso si dipana da Molfetta a Bari attraverso le tappe di Ruvo, Terlizzi, Giovinazzo e poi da s. Cesarea a s. Maria di Leuca attraverso Tiggiano ed Alessano. Si cammina in mezzo ad ulivi e vigneti, alberi di fichi e more che esprimono la fecondità della terra e insieme che ognuno di noi (i giovani in particolare) è gravido per una fioritura luminosa per tutti; si cammina però anche tra immondizia, qui e là abbandonata per strada, e ulivi devastati da virus impetuosi che stanno a ricordarci quanto la bellezza abbia bisogno di essere custodita. Avverti lo slancio del desiderio che l’alba mattutina accende in modo sorprendente; scopri passo dopo passo anche la tua fragilità per qualche fiacca sotto i piedi o per il ritorno di una tendinite o anche solo per il sole che si fa sempre più rovente… dunque sei spronato ad ascoltarti e a prenderti cura di te oppure ad accogliere un gesto di attenzione da parte dei tuoi compagni di viaggio; sei accompagnato ad accettare la fatica e riconciliarti con essa quale parte comunque preziosa del tuo esserci.

Il cammino è in fraternità, con altri che durante il viaggio riconosci per la loro originale ricchezza. Don Gigi Ciardo, parroco di Alessano ci fa respirare la buona preoccupazione di don Tonino Bello: “Sapeva regalare una accoglienza indistinta ad ogni persona (con il suo nome unico, proprio) perché era innamorato profondamente di Gesù Cristo. Imparate a guardare l’altro nel volto, segno tangibile del mondo interiore di una persona”. Ogni uomo è “Basilica Maggiore”, tempio di Dio, creato a sua immagine. In fraternità si impara ad “abitare con sé stessi” nel silenzio, che per un’ora di cammino abbiamo condiviso ad ogni tappa e allo stesso tempo si spartisce la gioia e la fatica tra una chiacchierata, un sorriso e un gioco improvvisato. Alcuni adulti, sacerdoti e consacrate, accompagnano il percorso guidando le meditazioni (a partire dal Salmo 8 e dalla Prima Lettera di san Giovanni) e la preghiera; loro stessi anzitutto godono della freschezza che promana dalla comunione delle vocazioni e dalla intensità della fraternità con i giovani.

Strada facendo ti imbatti con incanto nella ospitalità: è inattesa e senza meriti, gratuita, riflesso dell’amore del Padre. Licia, catechista di Molfetta, con suo marito ci accoglie a casa per un break delizioso tra caffè e bibite fresche per una famiglia numerosa di circa 50 persone. Un uomo che stava a lavorare nei campi ci porge un sacco di pomodori rossi; la fraternità di Betania con suor Sara a Terlizzi, come fra Andrea a Giovinazzo e don Pasquale a Cerfignano diventano volti attraverso i quali si disegna per noi la varietà e bellezza della Chiesa. A Bari, nell’atrio della Basilica di San Nicola, la comunità guidata da don Michele ci abbraccia calorosamente con parmigiana di melanzane, pasta con patate e zucchine…noi ci lasciamo abbracciare e ringraziamo con una danza festosa. Camminando, meglio vivendo, impari a contemplare i frammenti del Regno e dunque a ricevere, accogliere la Grazia. Don Tonino insegnava a diventare “contemplattivi”, armonizzando in sé Marta e Maria, orazione silenziosa e premurosa attività.

La bellezza ci avvolge in Puglia attraverso Chiese meravigliose (la cattedrale dei martiri di Otranto o quella di santa Caterina a Galatina) ma soprattutto attraverso il mare bellissimo da ammirare con i suoi colori e la sua limpidezza: le acque di Molfetta, Giovinazzo, Otranto, s. Cesarea, s. Maria di Leuca ci attirano per un tuffo rigenerante, che esprime in fondo la passione per la vita in ogni istante. S. Ambrogio sembra ricordare ad ogni giovane che “il mare è davvero grande e sconfinato ma non avere paura” (lettera di s. Ambrogio, anno 379).

Lungo il tragitto sempre ti svegliano gli incontri, destano in noi sopite e “benedette inquietudini” per una esistenza più alta e solidale. Rosa, Cosimo, Antonella furono giovani che hanno frequentato don Tonino Bello. “Insieme (comunione quale convivialità delle differenze) alla sequela di Cristo (sono le luci di posizione) sul passo degli ultimi (con gli occhi dei poveri): è il programma pastorale. Don Tonino ci insegnava a studiare e appassionarsi alle cose fuggendo la mediocrità”. Ne condividono la passione per Gesù, i poveri, la gente… perché il Vangelo sia fermento di vita nuova, perché abbandonando i segni del potere sia restituito potere ai segni, come la comunità Casa per tossicodipendenti fortemente voluta da don Tonino a Ruvo di Puglia.

“In piedi costruttori di Pace” è il titolo del nostro pellegrinaggio. In piedi come il Risorto. “Collocazione provvisoria: penso non ci sia formula migliore per definire la croce… la mia, la tua, quella di Cristo; da mezzogiorno alle tre del pomeriggio” (Molfetta, Duomo di San Corrado). Abbiamo incontrato il Signore attraverso la celebrazione quotidiana dell’Eucarestia, la Parola, i volti (anche Michele, autista del bus per il trasferimento, diventa voce significativa che presenta le meraviglie di Puglia e ricorda che il lavoro è passione, anzi vocazione) e il creato. In piedi desideriamo imparare a stare per affermare i diritti degli ultimi e costruire la Pace. “La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia: prima che traguardo è cammino. Non c’è pace senza giustizia e senza salvaguardia del creato”.

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