Nella terza e ultima serata degli Esercizi spirituali di Avvento (18-19-20 novembre 2019) i giovani hanno potuto meditare sulla figura di Salomone: ecco alcuni spunti di riflessione provenienti dalle zone pastorali V (Monza), VI (Melegnano) e VII (Sesto San Giovanni).
DALLA ZONA PASTORALE V (MONZA):
“Ma il Signore vede il cuore” e tu sei pronto a giocare la tua vita?
“Il senso non sono gli esercizi spirituali in sé, ma qualcosa che ci serva per la vita e per riconoscervi il passaggio di Dio”. La chiesa di S. Giovanni Battista si accende piano piano e la luce colpisce i volti dei giovani della zona V per l’ultimo incontro degli esercizi spirituali dal titolo “Ma il Signore vede il cuore”.
A Desio, mercoledì 20 novembre, Mons. Paolo Martinelli ha attualizzato il racconto della vita del giovane “Salomone” sottolineandone tre aspetti fondamentali: vocazione, amore e libertà.
Salomone (1 Re 3,1-15) è stato scelto per essere un giovanissimo re e ha chiesto a Dio il dono della sapienza, che vuol dire sentire la realtà come la sente Dio. “Vita, vocazione e scelta sono una grazia da parte di Dio che richiede la partecipazione della tua libertà – ha detto Mons. Martinelli – Ma per agire al meglio devi essere illuminato dalla sapienza. Nella società di oggi però riguarda un dramma: cosa mi impedisce di rispondere alla vocazione?”.
Ha richiamato in proposito la cultura del provvisorio, descritta da Papa Francesco, per cui uno non gioca la vita appieno. “Spesso pensiamo che non ci sia davvero qualcosa per cui valga la pena di rischiare tutta la vita, per questo ci diamo solo per un piccolo lasso di tempo. Così però la vita non è pellegrinaggio, viaggio, cammino. Perde l’idea che ci sia una meta grande”.
La soluzione è nella figura di Salomone, che ci dice che con l’aiuto di Dio e della sapienza si può tornare a rischiare nella vita. “Dio nella carne è lo scandalo della Fede. Non possiamo pensare ad un Dio astratto, ma dobbiamo riconoscere Cristo vivo che ci permette di scegliere per noi sempre, dato che la libertà si fonda su Dio”.
E per concludere l’actio da compiere nei giorni successivi: “Decidi di condividere la tua vita con qualcuno di più grande così com’è capitato con Samuele, Davide e Salomone. Se Dio vede il tuo cuore, perché non farlo con qualcuno di più grande per iniziare un dialogo più profondo con la tua libertà e quella di Dio”.
Eleonora Murero (Desio)
Intervista a Sua Ecc.za Mons. Paolo Martinelli
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DALLA ZONA PASTORALE VI (MELEGNANO) – SEDE DI VIBOLDONE:
Terza ed ultima sera di esercizi spirituali. Anche oggi siamo messi davanti a una provocazione di quelle che scuotono l’anima.
La figura di Salomone ci dice che, per essere compiuti, bisogna uscire dalla propria zona di comfort. Bisogna essere capaci di sedersi sul trono dei propri limiti e avere il coraggio di non stare alla finestra, ma di mettersi in gioco nelle responsabilità della propria vita.
Salomone ha questo coraggio, ha la forza di dire a Dio: “tu mi hai chiesto di essere Re, ma io non ne sono capace, insegnami come farlo”.
Salomone ha capito che da solo non può farcela, che ha bisogno dell’Amico con la A maiuscola per aiutarlo a discernere il bene dal male, che lo scuota quando è al di sotto delle sue possibilità, e lo riporti radicato a terra quando tende a perdere la retta via. Anche in questo Salomone dimostra insieme il coraggio e l’umiltà di un Re che sa scendere dal suo piedistallo per chiedere aiuto.
Salomone sa che per essere un buon Re deve saper fare questo e deve farlo per sé e anche per tutto un intero popolo. Per adempiere a pieno a questa sua vocazione Salomone deve avere un cuore docile, sincero e responsabile… Un cuore che, semplicemente, qualsiasi cosa faccia, la fa perché ama chi incontra. Perché, come dice Mariangela Galimberti: “nel disamore il fare, anche se fai, resta non fatto”.
Maria Martina
Intervista a don Paolo Alliata
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DALLA ZONA PASTORALE VII (SESTO SAN GIOVANNI):
Tre giorni per sprofondare nella ricchezza della Parola, aiutati dalle parole di don Andrea Cattaneo e presi, quasi per mano, da tre figure che seppur con modalità differenti non hanno opposto resistenza alla voce di Dio. L’abbraccio architettonico della chiesa di San Carlo a Sesto San Giovanni ci ha fatti sentire Comunità scelta e quindi mandata. E mandata consapevole di essere animata da un amore dirompente che interpella, provoca, interroga e misteriosamente aiuta a “fare memoria grata”.
Gli esercizi spirituali sono un tempo propizio per fermarsi: fermarsi davanti ad una Parola che è quasi sempre una voce fuori dal coro. Una voce diversa, un argine alla menzogna e alla finzione. Una voce che risuona il più delle volte in modo scandaloso, così come lo é stato per Samuele, Davide e Salomone. Entrare nella proposta – che è, poi, certezza – che “il Signore vede il cuore” costa fatica perché pretende un’apertura di cuore per imparare a conviverci, per imparare che l’amore opera solo quando si è disposti a far morire il nostro “noi stessi” scegliendo di non anteporre nulla, come ci ha ricordato il predicatore in particolare nella terza serata.
Samuele, Davide e Salomone ci hanno insegnato in questi giorni a rifiutare una vita da “reality show” perché ci siamo scoperti bisognosi di incontri contagiosi che partano da una coscienza consapevole! Incontri che insegnino a mettere da parte i “nostri progetti preconfezionati” ed educhino a fidarci di Lui, della sua voce, del suo sguardo paterno. Ci è chiesto di fare la stessa esperienza di Saulo di Tarso (che don Andrea ci ha mostrato nel famoso quadro del Caravaggio), cioè di cadere da cavallo per fare esperienza dell’umiltà.
Il rettore del Collegio Rotondi poi, ci ha ricordato che camminare secondo il Vangelo significa passare dal potere al servizio, dall’esibizione al nascondimento, dalla ricchezza alla povertà, dalla presunzione all’umiltà; dalla logica del mondo a quella del Vangelo. Per imparare ad essere “sapienti”, testimoni di un cristianesimo che ha da sempre costituito una rivoluzione culturale, che come un fiume in piena riversa in ogni ambito del nostro vivere la portata straordinaria di un evento; di un incontro; di una Parola.
Ci è stato chiesto di vivere il tempo d’Avvento sperimentando il suo sguardo di misericordia affinché penetri nei cuori, per parlarci più semplicemente di noi stessi, di come siamo realmente. Su questo vogliamo impegnarci, per esser capaci di farci piccoli, scoprendoci vulnerabili, deboli e senza difese.
Ma veri. Uomini veri.
Andrea Maniglia (Oratori di Bresso)