Le motivazioni e il significato della scelta del tema dell'Oratorio estivo 2015 «Tuttiatavola».
Don Samuele Marelli
Direttore della Fondazione Oratori Milanesi
Il tema dell’oratorio estivo 2015 non rappresenta semplicemente una doverosa assunzione sul piano pastorale di un grande evento mondiale quale EXPO 2015 «Nutrire il pianeta, energia per la vita» che bussa alla porta della città di Milano e della diocesi. La scelta del tema del mangiare, certamente propiziata dalla felice opportunità dell’esposizione universale, è frutto della rilevanza antropologica, sociale e teologica che questo tema riveste.
Negli oratori estivi siamo partiti dalle dimensioni e dalle esperienze fondamentali della vita dell’uomo: la parola (2012), il corpo (2013), l’abitare (2014). Tutti questi temi dicono qualcosa circa le tre grandi direttrici dell’esistenza umana: l’identità, la relazione e la trascendenza. In questo solco di significato si colloca anche l’esperienza del mangiare. Tale atto è insieme profondamente naturale, spontaneo, istintivo e umanissimo, ma anche foriero di un’altissima carica simbolica, che lo proietta oltre la materialità propria dell’atto stesso, attraverso la capacità di dire qualcosa di ciò che è l’uomo stesso e del suo rapporto con Dio.
Identità
L’uomo non può fare a meno di mangiare e non può vivere senza nutrirsi. Il mangiare, per l’uomo, è dunque anzitutto un bisogno. Questo bisogno fa dell’uomo stesso un essere mancante ed è segno di fragilità, conseguenza della sua condizione di creatura. Tale mancanza non è mai colmabile perché costitutiva della vita dell’uomo; essa è proprio ciò che rende l’uomo uomo.
Tuttavia, nel rapporto con il cibo, l’uomo non si limita al bisogno. Certo, parte sempre e inevitabilmente da esso, ma lo dilata, lo supera, meglio, lo trasfigura, facendolo diventare desiderio.
L’uomo che ha bisogno di mangiare è lo stesso che ha inventato l’arte della cucina. Il bisogno è sempre in qualche modo punto di partenza, ma mai anche di arrivo. L’uomo si compie solo in una prospettiva globale e integrale. L’esperienza del mangiare rivela dunque all’uomo ciò che è in profondità: fame, ovvero bisogno e desiderio, o forse ancora meglio bisogno per il desiderio.
Comunione
L’uomo è sempre e da sempre essere in relazione per una comunione. Anche l’esperienza del mangiare si colloca in questa prospettiva fondamentale. Il cibo è origine e occasione di relazione tra gli uomini.
L’immagine della tavola, nelle diverse declinazioni del focolare domestico, del refettorio comune o del banchetto festoso, simboleggia bene questa dinamica che porta l’uomo oltre se stesso. Il mangiare non è semplicemente una necessità del corpo, ma sempre anche un atto di rapporto. Il pasto è sempre qualcosa in più dell’assumere cibo, al punto che in compagnia, solitamente, si mangia meglio e di più. Tutto ciò ci rende ancora più consapevoli del fatto che l’uomo è creato per la comunione e solo in essa trovo il suo compimento.
Responsabilità
L’esperienza del cibo costituisce un richiamo molto forte alla responsabilità verso il creato e verso l’umanità. La responsabilità è la risposta più umana che l’uomo può dare davanti al dono di Dio che è la creazione e nel vivere la bellezza della fraternità con gli altri uomini.
Dio affida all’uomo il creato e tutto ciò che deriva da esso, invitandolo a custodirlo. Esso costituisce per l’uomo non solo il luogo della vita ma anche la sua sorgente, perché origine del nutrimento. La creazione è così il primo luogo dell’Alleanza tra Dio e gli uomini.
La responsabilità poi si allarga al bisogno del fratello e diventa condivisione, a partire dal principio della destinazione universale dei beni. Dividere, quando si parla di cibo, non significa separare, bensì moltiplicare. È la logica della condivisione, da applicare anzitutto nella prospettiva del diritto al cibo per tutti, al fine di debellare l’immane tragedia della fame nel mondo.
Trascendenza
L’azione del nutrire, è il gesto per eccellenza che dice l’andare di Dio verso l’uomo, attraverso l’incontro e la cura. Gesù è stato il Signore del pane. Non si può prescinde dai gesti del nutrirsi, del nutrire e del cucinare per comprendere pienamente il suo mistero di Figlio di Dio. I suoi gesti e le sue parole rivelano un rapporto incredibilmente intenso con l’esperienza del cibo, che nella sua vita è sempre in qualche modo strettamente legata con la preghiera e del suo rapporto con il Padre. Non solo egli si nutre di cibo, ringrazia per il cibo e dona cibo, ma diventa cibo per l’umanità affamata. L’esperienza del mangiare diventa così il luogo simbolico e la cifra sintetica del darsi di Dio all’uomo.
A partire da queste grandi prospettive di senso, muove l’esperienza esigente e benedetta di questo Oratorio Estivo. L’augurio è che questa avventura che possa costituire, pur nella semplicità del gesto un’occasione per tutti per riscoprire, a partire dall’esperienza del mangiare, ciò che davvero nutre la vita.