Continua la nostra analisi dei risultati della Assemblea degli oratori dello scorso 9 febbraio a Bollate. Daremo riscontro di quanto emerso nei gruppi, grazie al lavoro dei delegati. Presentiamo alcune linee comuni che sono emerse dai gruppi in assemblea che tracciano orizzonti significativi per proseguire nella riflessione e nella progettazione. Siamo pronti a raccogliere altre sollecitazioni che ci vengono dal lavoro sulle 20 schede.
Come abbiamo dichiarato all’Assemblea degli oratori dello scorso 9 febbraio a Bollate, non disperderemo nulla del lavoro dei circa 1200 delegati che si sono confrontati con un metodo che abbiamo elaborato per poter cogliere le parole chiave e le proposte che potevano emergere dalla riflessione in oratorio su ciascuna delle 20 schede.
In questa seconda fase del percorso di ORATORIO 2020 – QUALI ORATORI PER FARE ORATORIO stiamo rileggendo tutti i “materiali” che abbiamo raccolto, le registrazioni, gli appunti, i post-it…
Abbiamo invitato i delegati a restituire, ciascuno nel proprio oratorio, quanto abbiamo condiviso nella mattinata del 9 febbraio per poter riportare anche quanto è emerso nei lavori di gruppo, in cui erano presenti più oratori allo stesso tavolo. Il lavoro sulle 20 schede, quelle non prese ancora in considerazione, può e deve continuare in ciascuno oratorio, scrivendo poi riflessioni e parole chiave alla mail sempre attiva che è oratorio2020@diocesi.milano.it.
Come già annunciato, un gruppo di “saggi” è al lavoro per una rielaborazione dei contenuti, in vista di un rilancio dei temi affrontati in chiave operativa. Daremo un riscontro di questo ulteriore passo nei prossimi mesi e in vista del nuovo anno oratoriano, che sarà interamente dedicato a ORATORIO 2020, coinvolgendo ogni “strato” di ciascuno dei nostri 1000 oratori e soprattutto l’intera comunità cristiana.
Dopo questre premesse, ci sembra doverosa una prima consegna del lavoro fatto all’Assemblea degli oratori. Prendendo in considerazione il lavoro di ciascun gruppo sulle 20 schede, abbiamo rintracciato dei primi “confini” o meglio “orizzonti” che ci spingono a guardare in avanti, a tracciare linee e prospettive. Li presentiamo molto sinteticamente, proprio nella forma libera di una prima restituzione che ha la sola pretesa di informare circa l’elaborazione che sta prendendo corpo in queste settimane.
Orizzonti comuni emersi nei lavori di gruppo dell’Assemblea degli oratori del 9 febbraio a Bollate:
L’identità dell’oratorio. Il modo di stare e di vivere l’oratorio ha subito un cambiamento netto: non è più percepito come una casa da abitare perché si possano vivere relazioni autentiche, ma sempre più come uno dei tanti “erogatori di servizi”, un “supermercato” al quale rivolgersi di volta in volta per ottenere un prodotto differente. La realtà dell’oratorio è analoga a quella del mondo contemporaneo, sempre più frammentato. Spesso, inoltre, si propongono troppe attività e questo va a scapito della cura personale.
Di conseguenza la connotazione cristiana dell’oratorio rischia di passare in secondo piano. Spesso le molte attività sembrano non condurre immediatamente alla volontà di testimoniare il vangelo, mentre non bisognerebbe confondere l’obiettivo con gli strumenti per raggiungerlo.
Infine, a livello generale molti si interrogano su quale debba essere lo stile dell’oratorio e se questo mantenga ancora la propria specificità oltre le attività proposte, conservandosi luogo di legami e relazioni, capace di evitare la trasformazione in un gruppo chiuso su di sé o focalizzato solo sugli obiettivi da raggiungere e sulle molte cose da fare.
Coloro che hanno un ruolo educativo in oratorio spesso lamentano la difficoltà a dialogare con coloro che svolgono lo stesso ruolo ma per altri gruppi. Si è molte volte fatto riferimento al ruolo della comunità educante, come un’ambizione a cui mirare, ma ancora lontana dall’essere realtà effettiva. Inoltre, il lavoro di equipe e la progettualità comune di comunità pastorale è ancora difficoltosa.
Per tanti si tratta di ripartire dal ruolo centrale del consiglio dell’oratorio. In alcuni casi tornando a renderlo strategico, in altri formandolo dove assiste. Il consiglio dell’oratorio sarebbe il soggetto adeguato per delineare e realizzare il progetto educativo dell’oratorio.
Da varie parti si insiste sulla difficoltà relativa all’incontro generazionale: gli adulti sono percepiti e si riconoscono come coloro che ostacolano un vero protagonismo giovanile, rimanendo poco disponibili al cambiamento.
Un tema molto considerato è quello delle famiglie: infatti, se per un verso l’oratorio non può rivolgersi solo a bambini e ragazzi senza una sinergia educativa con i loro genitori, per altro verso viene segnalato che è molto difficile considerare in modo univoco un modello familiare ideale; di conseguenza, spesso la proposta oratoriana rischia di fallire perché si rivolge a famiglie che “non esistono” e quindi non sono interlocutori con cui condividere lo sforzo educativo.
Con un’insistenza molto marcata una delle principali richieste è a riguardo della formazione. A più livelli: pedagogica, spirituale, psicologica, teologica. Il bisogno di formazione è segnalato sia per sé, nei vari servizi di educatori e catechisti, che per gli animatori e i genitori dei ragazzi.
Con uguale intensità si segnala il bisogno di momenti di condivisione delle esperienze, sia a livello diocesano che zonale o parrocchiale, occasioni durante le quali crescere tramite l’incontro informale, che consentano di vivere la dimensione ecclesiale puntando alle relazioni.
Da questi punti stiamo partendo per elaborare la progettazione del prossimo anno oratoriano e interpellare nuovamente gli oratori (in particolare i delegati) per proseguire il lavoro in vista di un disegno chiaro di quali oratori vogliamo per fare oratorio nel prossimo decennio.
Per ogni tipo di commento o integrazione si può scrivere a oratorio2020@diocesi.milano.it