Continua la pubblicazione dei commenti per ogni articolo del Decalogo per gli oratori scritto dall'Arcivescovo Mario Delpini e presentato all'inizio dell'anno oratoriano 2018/2019. La riflessione su questi articoli, punto per punto, può accompagnare la prima fase del percorso ORATORIO 2020.

Mons. Luca Raimondi
Vicario episcopale Zona pastorale IV di Rho

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Dal Decalogo per gli oratori dell’Arcivescovo Mario Delpini

 


4. L’oratorio non basta a se stesso: accoglie le proposte che la Diocesi offre tramite la FOM, vive un rapporto necessario con la Parrocchia, la Comunità Pastorale, le proposte diocesane e il Decanato.

 

Se penso a quando ero prete dell’oratorio, penso proprio al fatto che non potevo bastare a me stesso!

Certo avevo bisogno, come oggi, dell’aiuto del Signore, invocato nella preghiera, celebrato nell’Eucaristia e incontrato nei ragazzi e giovani che accostavo tutti i giorni.

Ma, per non sentirmi un battitore solitario, avevo bisogno anche di altri aiuti concreti.

Avevo bisogno di sentire tutto il calore della comunità cristiana: la parrocchia. Un oratorio non è un’isola a se stante in una parrocchia. Anzi… è la parrocchia stessa che deve vedere nell’oratorio il suo primo tesoro prezioso! Ecco perché un oratorio educa veramente quando genera ragazzi e giovani che si sentono pietre vive della comunità parrocchiale e della comunità pastorale. “Essere dentro” le dinamiche della parrocchia e della comunità pastorale, dice la volontà di un oratorio di essere il prolungamento giovanile della Chiesa locale in quel determinato territorio. E’ la parrocchia il luogo dove si celebra l’Eucaristia e quindi è lì che si genera il primo riferimento per tutti gli altri cammini educativi.

Avevo bisogno di sentire che il mio oratorio non era isolato dal resto del decanato. Uniti si vince e la condivisione con gli oratori vicini, lungi dal creare gelosie e competizioni, è da sempre uno stimolo a fare meglio. In decanato, allora come oggi, i nostri oratori possono trovare maggior qualità nella formazione degli educatori e degli animatori. E’ ancora una scommessa da vincere: insieme, magari, si va più lenti ma … si va molto più lontano!

Avevo bisogno poi, da prete di oratorio, di sentire che il mio oratorio non inventava cammini pretenziosi e solitari… c’era la diocesi che, attraverso la FOM, ci indicava la strada. Ritengo che sia ancora così… occorre resistere alla tentazione di sentirsi un’istituzione autoreferenziale e chiusa al confronto più ampio.
La FOM è una grande famiglia dove si possono condividere idee e ritrovare slancio quando i nostri cammini si attardano in fatiche che, se non sono condivise all’interno di una Chiesa, rimarranno insormontabili.

E poi, da prete d’oratorio, avevo bisogno del Vescovo, proprio come oggi i nostri oratori ne hanno bisogno. E’ lui, l’Arcivescovo, la garanzia di comunione dei nostri cammini educativi. E’ lui che, in uno sguardo ancora più grande di Chiesa, ci indica come attualizzare il Vangelo di Gesù nell’affascinante età giovanile.

L’oratorio, avventura meravigliosa, ha bisogno di tutto questo per volare alla grande. Buon volo!

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