L'Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, ci ha fatto dono di un Decalogo per gli oratori che ci impegnerà nella riflessione almeno per tutto questo anno oratoriano 2018-2019. Questo nuovo testo è stato scritto pensando ad un altro Decalogo consegnato agli oratori 62 anni fa dall'allora Arcivescovo Giovanni Battista Montini, san Paolo VI!
Abbiamo un nuovo “santo dell’oratorio”: è san Paolo VI. Per tutto il tempo in cui fu Arcivescovo di Milano, dal 1955 al 1963, Giovanni Battista Montini non smise mai di incoraggiare gli oratori ambrosiani a lavorare “a pieno regime” per il bene dei più giovani. Diceva che l’oratorio è un’eredità da custodire come “una delle più gloriose e delle più belle che si possa dare alla nostra generazione”.
All’Oratorio Montini, come Pastore della Chiesa milanese, chiedeva di essere “efficiente” attraverso l’organizzazione e di essere “sempre nuovo” sfruttando al massimo le sue potenzialità.
Furono tantissime le sue visite agli oratori durante il suo episcopato e quando penso al suo progetto per le “nuove chiese”, il Piano Montini, volle confermare l’idea – tipica ambrosiana ma certo non scontata – che, accanto ad ogni nuova chiesa costruita, ci fosse anche il cortile dell’oratorio. Diceva: “dove non c’è l’oratorio c’è una lacuna… imperdonabile”.
Per questo l’Arcivescovo Montini volle aggiungere al suo primo Messaggio ufficiale per la Festa di apertura degli oratori del 23 settembre 1956, un “Decalogo degli oratori“, scritto di suo pugno (l’originale esposto negli uffici della Fom riporta il testo con le sue correzioni). Oggi, nel giorno della sua canonizzazione, lo presentiamo qui di seguito.
Il nostro attuale Arcivescovo Mario Delpini ha voluto “celebrare” questa attenzione di Montini agli oratori, scrivendo un nuovo “Decalogo per gli oratori” che diventerà in questi mesi un’occasione per “rileggere” la vita dei nostri oratori perché siano sempre attuali come lo erano sessant’anni fa e come lo sono sempre stati.
Ecco il Decalogo degli oratori di Giovanni Battista Montini, san Paolo VI
1) Ogni Parrocchia deve avere il suo Oratorio, un bell’Oratorio, maschile e femminile. Dove ancora non c’è si provveda quanto meglio è possibile a crearlo, e ad assistere la gioventù.
2) Scopo dell’Oratorio: la istruzione religiosa, regolare, sistematica, interessante.
3) Scopo secondo: la preghiera, l’assistenza alla Messa domenicale, la frequenza ai Sacramenti, il canto sacro, il servizio all’altare, la vita interiore.
4) Scopo terzo: formazione cristiana, forte, serena, sociale, militante.
5) Mezzo: la ricreazione, lieta, vivace, serena, fraterna, educatrice. Cinema, sport, teatro, turismo, colonie, letture, gare, ecc. devono attrarre e formare la gioventù, non distrarla e dissiparla.
6) L’Oratorio tenda, come può, ad integrarsi di doposcuola, laboratori, scuole professionali, opere caritative.
7) L’Oratorio mantenga strette relazioni con le famiglie, ne interpreti i buoni desideri, le inviti talvolta alle sue feste, conservi buoni e rispettosi rapporti con le scuole.
8) L’Oratorio alimenti nel proprio seno le Associazioni giovanili di Azione Cattolica e procuri di giovarsene per il proprio migliore funzionamento. Le due istituzioni, Oratorio e Azione Cattolica, devono essere complementari anche se guidate con criteri propri.
9) Abbia l’Oratorio intorno a sé una schiera di cooperatori, amici, benefattori, e cerchi di creare nel proprio seno bravi e volenterosi esperti per sostenere e dirigere le sue varie attività. Curi in modo speciale la preparazione dei maestri di catechismo.
10) È bene che ogni Oratorio collabori più strettamente con la Federazione (oggi Fondazione) diocesana degli Oratori (FOM) perché siano uniformi i criteri direttivi e sia resa più valida e più benedetta l’azione.