Lettera ai ragazzi della Cresima - 2014


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È una lettera breve, ma intensa e sentita, quella che l’Arcivescovo ha inviato ai ragazzi che si apprestano a ricevere la Cresima. È una lettera non facile né scontata, che chiede che un adulto si sieda accanto ai ragazzi e la legga con loro, ne parli, ne metta in luce tutte le potenzialità.

Questo fatto non deve stupirci: è vero, i ragazzi stanno per concludere il cammino dell’iniziazione cristiana, stanno per ricevere la conferma del dono dello Spirito, ma non per questo viene meno la cura che la comunità dei più adulti (i genitori, i catechisti che li hanno accompagnati fin qui, gli educatori che li seguiranno nella preadolescenza…) deve loro.

Non è forse immediato che i ragazzi percepiscano il senso di «essere orfani», anche se è reale il rischio che la fine del catechismo dell’iniziazione cristiana possa dar vita a un senso di spaesamento, che rapidamente porta ad abbandonare pratiche (la Messa) e ambienti (l’Oratorio) fino ad allora apprezzati e forse anche cercati.

La promessa di Gesù («Non vi lascerò orfani») non deve trovarci distratti e quasi annoiati nel rispondere: «Certo, donerà lo Spirito!». Cristo non ci lascia orfani perché ha effuso lo Spirito nel mondo che dà vita alla Chiesa e continua a sostenerne il cammino nel mondo. Ma lo Spirito, nei sacramenti come nell’esistenza quotidiana, non agisce «magicamente», ma sempre coinvolgendo e suscitando la libertà delle persone.

Ecco allora spiegata l’importanza, richiamata dall’Arcivescovo, di custodire l’«amicizia cristiana», grazie a luoghi (fisici) e contesti (relazionali) che sappiano tenere alta la misura della vita e delle domande dei ragazzi. Solo così ogni cresimato potrà rispondere con verità e gioia alla domanda decisiva: «Mi vuoi bene?». È l’interrogativo che Gesù rivolge a Pietro e a ogni discepolo nella storia, ma – potremmo azzardarci a dire – è la domanda che ogni uomo e donna ci pone ogni volta che incontriamo qualcuno ed è anche la provocazione che gli avvenimenti quotidiani della vita ci pongono giorno dopo giorno.

«Mi vuoi bene?» ovvero «Sai cogliere che la vita è una opportunità grandissima, che chiede impegno, dedizione, amore?». Se come adulti sapremo offrire contesti autentici di crescita cristiana, lo Spirito effuso nella Cresima trasfigurerà l’esistenza dei ragazzi che ci sono affidati e li renderà autentici testimoni di gioia. Ma perché ciò accada, come spesso ci ricorda l’Arcivescovo, dovremo custodire in primo luogo noi adulti la tensione spirituale, per diventare autentica «comunità educante» a servizio dei ragazzi.

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