Il tempo pasquale in oratorio è da un lato un tempo di preparazione alle attività estive, puntando sulla formazione, sul senso del servizio, sull'organizzazione e, dall'altro, è opportunità per puntare alto sul significato della presenza dei ragazzi in oratorio, sul chiedere loro di mettere in relazione i loro desideri e le loro scelte con la volontà di Dio (Signore che cosa vuoi che io faccia?), di stringere ancora di più un rapporto personale e di amicizia con il Signore, nella prospettiva di fare della propria vita una "vocazione", una risposta a una chiamata a cui dire il proprio "amen", dire il proprio "sì". "Sostare con te", esercitarsi ancora nella preghiera, non abbandonare la proposta a perseverare nella preghiera, può aiutare ciascuno a compiere passi importanti nel proprio cammino di crescita.
«L’Amen è la dichiarazione dell’adesione, della disponibilità, la risposta personale alla vocazione, la risposta corale alla proposta di alleanza.Sca
I discepoli di Gesù intendono la vita come una vocazione e ricevono dal mistero celebrato, dalla Parola proclamata e dalle confidenze segrete che lo Spirito fa risuonare nella preghiera personale la rivelazione che la vita non è un caso, non è un destino, non è una disgrazia, ma la vocazione a essere figli nel Figlio, santi e immacolati al cospetto di Dio nella carità. E perciò l’Amen è la risposta in cui si esprime lo stupore, la gratitudine, la fierezza, la trepidazione di essere figli e figlie di Dio»
(Mario Delpini, Kyrie, Alleluia, Amen, p. 45).
«La cura perché la pastorale giovanile sia pastorale vocazionale mette in evidenza l’urgenza di una reale esperienza cristiana che sia relazione con Gesù e non solo con valori, proposte, iniziative della comunità cristiana. Il Signore Gesù è vivo, chiama, accompagna e a ciascuno rivolge una parola personale che è chiamata a seguirlo»
(Mario Delpini, dall’omelia della Messa Crismale, 6 aprile 2023).
Sostare con te… questo anno oratoriano sta giungendo al termine con l’ultima tappa del cammino che vuole essere espressione di una vitalità nuova che deriva dalla Pasqua. In primavera i cortili degli oratori possono animarsi di nuove presenze e di nuove opportunità. Nuovi giochi possono essere “banchetti di prova” per gli animatori, perché imparino a esercitare sul campo alcune abilità e mettere in pratica il “prendersi cura” dei più piccoli, anche se in modo più circoscritto e puntuale rispetto all’estate.
Si può pensare per la fine del mese di maggio a uno o più momenti di gioco organizzato (scarica qui la nostra proposta di gioco a stand) o a una festa di fine anno oratoriano, da collocare nella seconda metà di maggio. Potrebbe essere la Festa di Pentecoste in oratorio, domenica 28 maggio 2023. L’oratorio potrebbe fare festa aprendosi all’ospitalità, invitando tutti – pensando anche alle “genti” e organizzando in modo originale un modo per fare festa tutti insieme – promuovendo le iniziative per l’estate e intanto dicendo il proprio grazie per l’anno oratoriano trascorso, mettendo al centro la dimensione della preghiera, personale e comunitaria, come occasione per incontrare il Signore e dare senso alla propria vita.
Altre occasioni per fare festa possono essere la Festa della mamma (domenica 14 maggio 2023) o l’occasione di OraSport Night, la Notte bianca dello sport in oratorio (cfr. in allegato), fissata per la serata di sabato 20 maggio 2023. Ricordiamo che gli animatori degli oratori sono invitati a fare festa tutti insieme venerdì 26 maggio 2023 (dalle ore 18 alle ore 21) in Piazza Duomo con l’Arcivescovo Mario Delpini.
Scarica il gioco a stand per l’oratorio in queste settimane
In oratorio, una “sosta” mirata
e accompagnata
In oratorio invitiamo ragazzi e ragazze a “sostare” un po’ insieme e con il Signore Gesù e di loro ci preoccupiamo. Potrebbe essere un invito mirato a venire a giocare e a pregare un attimo insieme (pensando ad esempio alla preghiera mariana nel mese di maggio), facendo in modo che ogni attività sia iniziata o terminata o trovi una pausa in cui pregare insieme (nella cappella dell’oratorio o andando insieme in chiesa).
Può essere questo tempo pasquale un tempo propizio in cui fissare dei “colloqui” personali con i ragazzi (in particolare preadolescenti e adolescenti), da parte degli educatori, sia in vista delle loro scelte di servizio in estate (o della professione di fede per il servizio per i 14enni), sia in particolare della loro situazione familiare e scolastica per capire se “va tutto bene” e si può “intervenire” con qualche aiuto, prendendosi cura davvero della loro situazione attuale (con gli animatori in vista dell’Oratorio estivo si può usare la tabella su www.oratorioestivo.it: clicca qui).
In un dialogo sincero con i ragazzi si può scendere nel profondo e “annunciare” loro che la vita ha senso, se perseveriamo soprattutto nell’impegno costante e quotidiano e nelle piccole e grandi scelte che prendiamo “per amore” e soprattutto se accettiamo l’amicizia che il Signore Gesù, risorto, presente e vivo, offre a ciascuno di noi.
Possiamo proporre a ciascuno, in modo personale e mirato, di mettere in pratica le tre parole del cammino che il nostro Arcivescovo ha affidato ai ragazzi durante l’ultimo pellegrinaggio a Roma: vangelo, amicizia, servizio.
Sostare con te… per dire sì!
Le scelte della vita si fanno davanti al Signore e con il Signore, alla sua presenza. È importante chiedere ai ragazzi di riferirsi a Dio in ogni occasione della vita, soprattutto nei momenti importanti. “Che cosa vorrebbe il Signore da me in questo momento? Signore, dammi il coraggio, dammi la forza, stai con me…“, espressioni che non dovrebbero mancare nella mente e nel cuore dei ragazzi che frequentano i nostri oratori e fanno esperienza della comunità attraverso l’oratorio.
Creare l’abitudine di pregare dovrebbe essere fra gli obiettivi delle ultime settimane di questo anno oratoriano “Sostare con te”, in vista di scelte e di quel bene che ogni giorno ci viene posto innanzi, a cui rispondere e dire il proprio “sì”.
«Da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati… e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo» (Efesini 2, 5. 8-10).
La Pasqua di resurrezione ci spinge al cammino, la sosta davanti a Gesù risorto ci spinge a una ripartenza che, per ogni ragazzo e ogni ragazza, significa qualcosa di preciso che vale per il suo presente, per il suo cammino di crescita, che va trovato con l’aiuto dei più grandi, quel bene concreto posto davanti a ciascuno come opportunità da cogliere. Occorre lavorare perché le comunità educanti aiutino ciascun ragazzo a cogliere quelle opere buone in cui essere protagonista, per le quali impegnarsi, per le quali compiere quella spinta in più. Le comunità educanti in oratorio potranno chiedere a ciascun ragazzo di camminare in una direzione, accettando una sfida; una richiesta da fare ai ragazzi nel rispetto assoluto, con profonda prudenza e tanto confronto e preghiera, ma con il coraggio della proposta, perché il bene che risulta evidente alla coscienza di ciascun ragazzo venga fatto, ciascuno dicendo il suo “sì”!
L’Amen è risposta alla vocazione
Che ciascuno abbia la possibilità in oratorio e all’interno della comunità di crescere e maturare nel proprio rapporto con Dio Padre, chiamando Gesù “Signore”, imparando a invocare lo Spirito Santo che gli è stato dato in dono nel Battesimo. Se la “vita è vocazione”, occorre che i ragazzi imparino a coglierne il senso proprio nell’amicizia con Dio, come compagno di viaggio, come presenza viva nella vita di tutti i giorni. La frequentazione che si chiede ai ragazzi, a tutti i ragazzi con cui abbiamo un contatto, nessuno escluso, non può che essere innanzitutto quella con Dio, da proporre con il coraggio di chi annuncia la bellezza del Vangelo, con la propria testimonianza.
L’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo vanno di pari passo e si alimentano a vicenda. La generosità, il servizio, la purezza di cuore, il coraggio, il perdono, la fedeltà, la preghiera, la lotta per la giustizia e il bene comune, l’amore per i poveri, l’amicizia – tutte cose che impariamo nel Vangelo – sono dimensioni di cui i ragazzi dovrebbero fare esperienza sempre nel frequentare l’oratorio e le sue proposte, nell’incontrare animatori ed educatori “dal cuore grande”, che si sforzano di pregare, che stanno cercando di realizzare (loro per primi) la loro vita e la loro vocazione, innanzitutto la vocazione battesimale e poi quella speciale che ciascuno ha da mettere in pratica.
Occorre poi sempre riferirsi alla vita. La logica dell’ospitalità ci spinge infatti a non chiedere di venire in oratorio solo in funzione di un servizio e di un ruolo, di qualcosa che ci serve. Noi chiediamo ai ragazzi di venire in oratorio a “sostare con te” per ripartire di slancio per la vita quotidiana, per compiere gli impegni di studio, per vivere l’amore in famiglia, frequentare gli amici con sincerità, in un modo nuovo, con uno stile evangelico. Si viene in oratorio per imparare a vivere da cristiani fuori dall’oratorio, anche quando in oratorio siamo chiamati a essere animatori o a ricoprire un ruolo in cui “ci si prende cura”: questo aiuta ad acquisire uno stile di vita che vale per tutto il resto della vita.
Attraverso il proprio “sì” al bene, al servizio, all’amore per Dio e il prossimo, la vita prende forma. La disposizione a dire “Amen” è qualcosa che possiamo esercitare in noi stessi e nei ragazzi che ci sono affidati, con il coraggio e la generosità di chi trova nel servizio e nel “prendersi cura” la forma della vita più autentica. Questo davvero può valere e vale per tutti!
Signore che cosa vuoi che io faccia?
Ti dico “Amen”!
In questo tempo in cui, soprattutto con i preadolescenti e gli adolescenti, ci si sta preparando a scelte di servizio, aiutarci a esercitare i loro desideri per orientarli al bene, alla chiamata di tutti alla santità è qualcosa su cui possiamo lavorare. “Signore che cosa vuoi che io faccia?” può essere quella preghiera che insegniamo ai ragazzi davanti all’Eucaristia, nella cappellina dell’oratorio o in chiesa parrocchiale, andandoci insieme a loro, invitandoli in qualche momento di breve preghiera insieme.
Alla fine quella preghiera si conclude con un “Amen” che assume un significato di adesione personale, di disponibilità a essere benedetti e inviati, a realizzare un disegno che prende forma nei desideri del cuore e nelle azioni concrete e quotidiane della vita.
«Sono pertanto ragazzi e ragazze, adolescenti, giovani che devono pregare per le vocazioni, in primo luogo perché le proprie scelte siano dentro una ricerca sincera del dono dello Spirito nel dialogo con Gesù e la sua Parola, così che le scelte desiderate prendano la forma di risposta alla chiamata e si possano definire, secondo il linguaggio ecclesiale, vocazioni.
Chi vuole bene ai giovani, chi si prende cura di loro sa che il servizio più importante da rendere è accompagnarli all’incontro con Dio perché diventino adulti, rispondendo al Signore che li chiama. Perciò genitori, educatori, pastori del popolo cristiano devono proporre, insegnare, sostenere la preghiera di ragazzi e ragazze, adolescenti e giovani per la loro vocazione […]
La preghiera per le vocazioni per gli adulti significa quindi un’esperienza spirituale che rende l’esercizio della responsabilità educativa un servizio al cammino di fede, conoscenza di sé, di discernimento e di decisione. Insomma, induce a praticare la pastorale giovanile come pastorale vocazionale.
“Quale parola devo dire o tacere, quale proposta devo fare, quale ascolto devo praticare, quali consigli devo dare per aiutare questa persona in età giovanile a vivere in docilità allo Spirito e a portare a compimento la sua vocazione?» Per cercare risposta a questa domanda gli adulti pregano per le vocazioni”».
(Mario Delpini, Kyrie, Alleluia, Amen, pp. 61-65)