La sua visita sarà per ciascuno di noi un'occasione per ricominciare e trovare quei segni di comunione che ci fanno riscoprire il nostro essere in relazione con Dio
di Maria Grazia Tacchi
Ausiliaria diocesana
Il prossimo 25 marzo accoglieremo papa Francesco in una terra che ha vissuto molte trasformazioni. Una terra vivace, dove si lavora in modo frenetico a tal punto di non aver tempo per affetti e riposo. La frenesia ci porta anche a non aver tempo di pensare, di dare significato e valore alla vita.
La sua visita sarà per ciascuno di noi un’occasione per ricominciare e trovare quei segni di comunione che ci fanno riscoprire il nostro essere in relazione con Dio, l’essere solidale con tutti gli uomini e con tutta la creazione che ci è stata donata e di cui dobbiamo prenderne cura. Come Chiesa e come cristiani dobbiamo quindi lasciarci scuotere, convertire, ritornare a essere una famiglia raccolta attorno alla preghiera, ai sacramenti, alla carità.
Per questo motivo è offerto a tutti un piccolo, agevole e interessante sussidio, per coinvolgere tutte le realtà pastorali presenti in diocesi ad accogliere la sfida importante per la storia e, la diocesi si scoprirà non solo laboriosa ma soprattutto con un cuore grande che palpita di accoglienza, di solidarietà, di rispetto, di vicinanza, di carità.
Lasciamoci dunque provocare dalle tante domande ma nello stesso tempo raccogliamo la provocazione del Vangelo, oggi in un mondo in continuo cambiamento e che il Papa ci indica attraverso la strada della missionarietà di una Chiesa in uscita in ascolto dei poveri, sempre pronta a mettere l’olio alle ferite, che educa a una nuova cultura dell’amore.