Il Papa, nella Evangelii Gaudium, ha parlato del “piacere spirituale di essere popolo” e questa credo sarà l’esperienza che la nostra comunità ecclesiale farà in quello straordinario sabato 25 marzo
di Claudia di Filippo Bareggi
membro della Giunta del Consiglio Pastorale Diocesano
Qualcuno dice: il Papa a Milano è un bell’evento, ma cosa resterà, oltre alla grande partecipazione di persone? La domanda è giusta, ma tocca a noi far sì che un momento ‘stra-ordinario’ cambi la nostra vita ‘ordinaria’.
Innanzitutto, scopriremo di essere proprio tanti, ognuno con la sua storia, sensibilità, attese. Un “popolo dai molti volti”, come dice il Papa. Multi-tutto: colori, lingue, tradizioni. Perché Milano è ormai così: ed è bellissima proprio per la sua storica capacità di accogliere integrando nella ‘milanesità’, parola che parla di solidarietà, operosità e fantasia.
Una “terra di mezzo, da sempre crocevia di incontro con l’altro”, ha detto il nostro Vescovo: dunque, una ‘tradizione’ che oggi dobbiamo adattare, con intelligenza e coraggio, alle sfide del nostro tempo.
Il Papa, nella Evangelii Gaudium, ha parlato del “piacere spirituale di essere popolo” e questa credo sarà l’esperienza che la nostra comunità ecclesiale farà in quello straordinario sabato 25 marzo. Sentire di appartenere a un “popolo” variegato in cui le differenze si integrano per tradursi in ricchezza, perché tutti siamo “uno in Cristo Gesù”.
Capire che “nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le sue proprie forze”. (EG 113). Trovare il coraggio di una “conversione pastorale” indispensabile per “annunciare il Vangelo a tutti” perché “la gioia del Vangelo… non può escludere nessuno”. (EG 23). E, allora, quel 25 marzo sarà una gran cosa e saprà lasciare una sua traccia bella e profonda.