Risuonano ancora le sue prime parole: “Prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica”
di Marisa Ciprandi
membro del Consiglio Pastorale Diocesano
25 marzo: un misterioso arcobaleno incendia il cielo lombardo da Linate a Milano, dal Carcere di San Vittore a Monza, a San Siro. Milioni di persone sbalordiscono: che è mai questo segno?
Il numeroso Popolo di Dio sa, i social raggiungono Milano, l’Italia, l’Europa, il mondo. È il segno dell’arrivo di Papa di Francesco, un arcobaleno per tutta la Chiesa, la proclamazione di un nuovo umanesimo. Un grande popolo di battezzati si anima, accorre a Monza attorno a Papa Francesco. E risuonano ancora le sue prime parole: “Prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica”. Nell’arcobaleno emerge Gesù, il Misericordiae Vultus:“il nostro umanesimo”.
Ed ecco anche quattro pilastri: gli apostoli che insegnano, il popolo in comunione, l’altare del Sacrificio eucaristico, uomini che si dipartono per la missione. La gioia esplode: Dio ci vede, Dio ci è vicino, Dio ha cura di noi e ci salva. Il profondo fossato tra fede e cultura si restringe, scompare. L’arcobaleno si anima con volti di santi laici e sacerdoti, esempi di una Chiesa coraggiosa in uscita, che non teme i cambiamenti più radicali, perché la signoria dello Spirito sparge abbondanti carismi, “regali per il bene di tutti”.
Nell’arcobaleno si staglia anche la figura di Francesco con un poliedro, icona della Chiesa “che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità”.