Girandosi verso la piazza, Francesco non potrà non vedere una fioritura di palme. Un’oasi nel deserto della città? Anche questa è icona che i migranti sono una risorsa e non un fastidio
di Claudio Mazza
giornalista e membro del Consiglio Pastorale Diocesano
Il primo impatto del Papa a Milano saranno le “Case bianche” del Forlanini. Ed è questo scorcio di periferia che lo accompagnerà fin in Piazza del Duomo.
M’immagino che lì, traguardando tra i ricami marmorei della Cattedrale, vedrà animarsi più di tremila statue: un popolo antico, eppur di oggi, animato da santi e mercanti, nobili e popolani, ambrosiani e forestieri… Tutti hanno concorso nel dar casa alla propria fede. Se Padre Turoldo fosse ancora tra noi gli direbbe che il Duomo altro non è che «una nave pronta a salpare, le guglie i suoi alberi, i crostoni le vele». La metafora non sfuggirà a Francesco: la nave, come i ponti, unisce le sponde e favorisce l’incontro. Girandosi verso la piazza non potrà non vedere una fioritura di palme. Un’oasi nel deserto della città? Anche questa è icona che i migranti sono una risorsa e non un fastidio.
M’immagino che non avrà tempo di salire fin su, dalla Madonnina. Tutt’attorno vedrebbe la distesa delle terre ambrosiane che l’Arcivescovo di Milano, Cardinale Angelo Scola, da tempo sta rafforzando nella fede. Lassù, tra guglie e pinnacoli, sentirà risuonare un’eco lontana: «Milan col coeur in man». Parole che richiamano misericordia, solidarietà, accoglienza.
M’immagino che Papa Francesco qui a Milano ritroverà aria di casa, la familiarità dei suoi gesti e delle sue parole. E quando, durante la “messa grande” nel parco di Monza, vedrà che le più che tremila statue di marmo si sono vivificate in “un popolo numeroso”, penso che il suo cuore di pastore gioirà.