Alle Case Bianche di via Salomone nel quartiere Forlanini l’incontro con le famiglie poi un breve momento di saluto con i residenti. «È un grande dono per me: entrare nella città incontrando dei volti, delle famiglie, una comunità»
di Claudio URBANO
«Vengo qui in mezzo a voi come sacerdote, entro in Milano come sacerdote». È iniziata da questa affermazione e da incontri e gesti concreti la visita di papa Francesco a Milano. «Il sacerdote cristiano è scelto dal popolo e al servizio del popolo», ha scandito subito il Papa. «È un grande dono per me: entrare nella città incontrando dei volti, delle famiglie, una comunità», ha detto salutando la gente questa mattina, migliaia di persone, riunite sotto le Case bianche di via Salomone, e rendendo subito chiara la sua scelta di partire proprio dalla periferia. Quasi cinquecento alloggi di edilizia popolare che attendono una riqualificazione, ma la cui gente sa di contare di più rispetto ai cronici problemi che affliggono il quartiere. Oggi era infatti, soprattutto, un’esplosione di gioia, con il sole che ha aiutato sgombrando la nebbia, e le bandiere: ad una finestra quella dell’Argentina e poi quelle di tutti i Paesi sudamericani.
Dalle 8 e 40, per mezz’ora, il Papa, con il cardinale Angelo Scola, ha incontrato Dorotee (Dori) Falcone e Stefano (Lino) Pasquale, che hanno 57 e 59 anni e abitano al quarto piano del n. 38. Sono stati loro la prima famiglia a essere visitata. Mihoual Abdel Karim e sua moglie Tardane Hanane abitano invece al secondo piano del n. 40 con i figli Nada (17 anni), Jihane (10 anni) e Mahmoud (6 anni). La terza famiglia visitata da papa Francesco si chiama Oneta, abita al terzo piano del n. 32 ed è composta da Nuccio Oneta e Adele Agogini, il primo di 82 anni e la seconda di 81 anni.
Francesco, dopo aver incontrato in forma privata le tre famiglie rappresentative del quartiere ha salutato ad uno ad uno i disabili in prima fila, poi ha subito ringraziato per la stola donatagli dalle donne della cooperativa “Il filo colorato di San Vincenzo”. Francesco ha spiegato che la stola «non l’avete comprata già fatta, ma è stata creata qui, è stata tessuta da alcuni di voi, in maniera artigianale».
Papa Francesco ricorda a se stesso che è in visita a Milano come un sacerdote e il sacerdozio «è dono di Cristo, ma è “tessuto” da voi, dalla vostra gente, con la sua fede, le sue fatiche, le sue preghiere, le sue lacrime…».
Poi il dono dell’immagine della statua della Madonna, ora restaurata, che accompagna il quartiere fin dalle Case minime, che negli anni ’70 hanno lasciato il posto poi alle Case Bianche: «Grazie al vostro dono la Madonna mi accoglie già da qui, all’ingresso» ancora prima della «Madonnina, in cima al Duomo», ha reso merito papa Francesco. Maria che è segno anche della missione della Chiesa «che non rimane nel centro ad aspettare, ma va incontro a tutti, nelle periferie, va incontro anche ai non cristiani, anche ai non credenti…; e porta a tutti Gesù, che è l’amore di Dio fatto carne, che dà senso alla nostra vita e la salva dal male. E la Madonna va incontro non per fare proselitismo, no! Ma per accompagnarci nel cammino della vita», ha incoraggiato il Papa, che – toccando probabilmente il cuore di tutti – ha ricordato quando da ragazzo c’era la mamma che attendeva all’uscita della scuola. «La Madonna è madre! E sempre arriva prima, va avanti per accoglierci, per aspettarci».
Una Chiesa che, proprio come la statua della Madonna, «ha sempre bisogno di essere “restaurata”». «Lasciamoci ripulire nel cuore», ha aggiunto. Poi, proprio come un parroco ai suoi fedeli, accennando alla Quaresima il Papa ha ricordato che «una buona Confessione ci farà bene a tutti!», chiedendo però che «anche i confessori siano misericordiosi».
«Il Papa ha saputo trasformare questa realtà», ha osservato a caldo il parroco di San Galdino, don Augusto Bonora, soddisfatto soprattutto per una visita che ha unito la comunità.
Grandissima l’emozione di tutti, da quella di una mamma con una figlia disabile, che dalla visita di oggi chiede solo una benedizione per proseguire a crescere la sua «stella», fino a chi negli anni ha accompagnato la vita di queste case con il volontariato e la vicinanza alle persone, a partire dagli anziani. «Diamo voce ai più deboli, rispondiamo alle richieste di aiuto di tutti anche andando controcorrente», ha testimoniato Giorgio Sarto, responsabile della Caritas parrocchiale.
Al Papa sono arrivati anche i messaggi dei bambini e delle famiglie, raccolti casa per casa dalle Piccole Sorelle di Charles de Foucauld, che vivono proprio in un appartamento delle Case Bianche. «Vieni più spesso, così sistemano le cose che non vanno, e che fanno arrabbiare mamma e papà», ha scritto un bambino, riassumendo le speranze di tutti. Un’anziana spera che il Papa non si stanchi troppo nella sua giornata a Milano. Ma è pronto il messaggio di un bambino: «Ti auguriamo una lunga vita, a sostegno di tutti noi». E Francesco, prima di lasciare questa zona e avviarsi verso il Duomo, ha ringraziato ancora una volta la gente, per averlo accompagnato nel suo primo ingresso a Milano.