Le case popolari di via Salomone saranno la prima delle tappe milanesi del Santo Padre. Un luogo simbolo dell'emarginazione, per i cui abitanti la parrocchia di San Galdino, guidata da don Augusto Bonora, è un punto di riferimento importante. La parola al parroco e a un volontario della Caritas, che ha una sede proprio all'interno del complesso Aler
di Stefania CECCHETTI
Che Francesco sia il papa delle periferie e degli ultimi è poco ma sicuro. Non a caso la visita al quartiere delle cosiddette “case bianche” di via Salomone, in zona Forlanini, sarà la prima delle sue tappe milanesi.
Don Augusto Bonora è parroco di San Galdino nel cui territorio si trovano le “case bianche”: «Nell’apprendere della visita – racconta – all’inizio ci sono stati lo stupore e l’incredulità. Poi è scoppiata la gioia. Adesso è arrivato il tempo della preparazione».
Proprio in questi giorni si stanno definendo le iniziative in vista della visita: «Per ora stiamo ipotizzando tre momenti – spiega don Bonora -. Innanzi tutto la preghiera in una delle chiese dell’Unità pastorale di cui facciamo parte, probabilmente la Beata Vergine addolorata. Ospiteremo poi nel teatro di San Nicolao della Flue il musical “Papa Francesco, tutto un altro mondo”, prodotto dalla compagnia teatrale “Entrata di sicurezza”. Infine, stiamo preparando un incontro sul tema del Papa e le periferie con Andrea Tornielli, vaticanista della Stampa, che è nostro parrocchiano».
Secondo don Bonora, «è bello che per arrivare al cuore di Milano il Papa scelga di passare dalla periferia. È un gesto significativo, in sintonia con quanto ci sta dicendo da anni. Lo cogliamo nella sua profonda verità: non sempre è facile che ci sia attenzione verso questi territori».
E le “case bianche” sono certamente un luogo emblematico dell’esclusione, come spiega ancora don Bonora: «Stiamo parlando di un complesso di 474 appartamenti Aler, che si può a buon diritto definire come abbandonato a sé stesso. All’interno si presentano tutte le problematiche sociali tipiche delle periferie: abusivismo, spaccio, minori a rischio».
Minori che la parrocchia riesce a intercettare grazie soprattutto all’attività del doposcuola: «Ne abbiamo addirittura due – racconta il parroco – uno per le elementari, a cui partecipano una quarantina di bambini, e uno per medie e superiori che è gestito dai ragazzi del centro di aggregazione giovanile “La strada”, che ha sede nei locali della parrocchia». San Galdino è punto di riferimento per gli abitanti di via Salomone anche grazie a un corso di lingua araba per i ragazzi musulmani e all’insegnamento della lingua italiana per stranieri.
La presenza forse più tangibile è tuttavia quella della Caritas decanale, parte delle cui attività hanno sede proprio all’interno delle case popolari. Ce ne parla Giorgio Sarto, responsabile dei servizi di prossimità e Ambrogino d’oro 2013 proprio per questa sua attività: «Nella parrocchia di San Galdino, dove risiedono le attività della Caritas Forlanini, cominciavamo a stare stretti. Così qualche hanno fa abbiamo trasferito la nostra segreteria dei servizi di prossimità e per anziani dentro le “case bianche”. Che io sappia siamo l’unico esempio di Caritas milanese che ha sede direttamente “sul campo”».
Nei locali che il Comune ha messo a disposizione della Caritas Forlanini c’è un salone che è stato adibito a spazio anziani: «Ogni pomeriggio – spiega Sarto – accogliamo fino a 40 anziani, esclusivamente abitanti delle case popolari. È un luogo di incontro e amicizia, dove vengono proposte iniziative ludiche e ricreative, perché queste persone si sentano un po’ meno sole e per aiutarli a mantenere la loro autonomia psichica e fisica il più a lungo possibile. Con i nostri volontari operano un animatore geriatrico e una psicologa, a disposizione anche di chi, pur non frequentando lo spazio, abita nel quartiere Aler».
Anche Sarto sottolinea l’importanza della visita di Francesco in una situazione di periferia: «La caratteristica di questo quartiere Aler è di essere aperto, ci sono androni dove chiunque può andare e venire, immaginiamoci cosa possa voler dire in termini di degrado. Per chi vive queste situazioni, e in parte anche per chi ci lavora dentro, la visita del Papa significa una mano tesa verso chi si sente abbandonato, anche dal contesto della comunità abitativa vicina. Le case popolari di via Salomone sono un mondo a sé, credo che lavorare per l’integrazione nel quartiere sia uno delle sfide più grandi per la parrocchia. La visita del Papa è uno sprone: ci dice che spetta a noi che ci diciamo membri di una comunità cristiana essere più solidali con chi ha problemi».