Gli scandali non sono stati organizzati dai giornali, ma nessuna
copertura ai giornalisti responsabili di connivenza consapevole
di Franco Siddi
Presidente della Fnsi
Va detto chiaro e tondo: gli scandali che stanno minando il mondo del calcio non risultano organizzati dai giornali. Nessuna chiamata di correo generica può essere fatta ai giornalisti. Ma nessun giornalista che abbia compiuto attività illecite o tradito consapevolmente il dovere deontologico di informare secondo il criterio della lealtà e della verità può immaginare di passarla liscia.
Il Sindacato dei giornalisti tutela tutti i colleghi qualvolta si trovino in difficoltà, quando si vedono negati i loro diritti economici o l’indipendenza professionale nelle aziende, quando vengono ingiustamente rimossi dai servizi di cui sono incaricati perché hanno creato disturbo a qualche potente, quando trovano veri e propri divieti di accesso alle fonti (ed è capitato spesso nel mondo del pallone gonfiato dal business) da parte di dirigenti o responsabili di società.
Ma con altrettanta franchezza diciamo che non tuteliamo e non tuteleremo conniventi o trombettieri che dovessero risultare compromessi con interessi forti poco chiari. Chi si trova in questa condizione, ancorché non penalmente responsabile di illecito, non può sfuggire all’accertamento – si spera in tempi rapidi – per le violazioni deontologiche da parte dell’Ordine professionale, subire le sanzioni dell’organo di autodisciplina ed essere privato delle tutele sindacali.
La trasparenza dev’essere massima, nel rispetto delle garanzie che impongono di non celebrare processi sommari di piazza e di sputare sentenze di condanne a priori. Se qualcuno ha utilizzato il proprio lavoro in tv nei giornali o nelle moviole non per far vedere o raccontare la verità, ma per nasconderla, sappia che non ci siamo proprio e non troverà nessuna solidarietà di categoria.
Dev’essere per tutti, questo, un tempo di riflessione e di rigenerazione etica e, per i giornalisti, di massimo recupero del valore e del significato dell’autonomia e dell’indipendenza professionale. Questa è una grande occasione per avviare un processo di trasparenza e rigorosa pulizia da parte di tutti.
Giornali e tv (quella di Stato in primis) non abbiano paura e abbiano ancor più coraggio nel parlare e dare conto di tutto questo, perché ne va della credibilità della funzione di garanzia che l’informazione deve sempre avere e che, laddove ne avesse smarrito la via maestra, può e deve ritrovarla subito, come avvenne all’epoca degli scandali della P2 o di alcuni fenomeni di inquinamento nel giornalismo economico. Una stampa amica non serve a nessuno. Serve invece una stampa leale e rigorosa.