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Sirio 23 - 29 settembre 2024
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San Silvestro

Scola: un nuovo inizio
per un 2013 di speranza

L'Arcivescovo ha celebrato a San Fedele la Messa di fine anno. Prima della celebrazione il Cardinale si è recato in visita al Pio albergo Trivulzio per il Te Deum con gli ospiti dell'Istituto

di Filippo MAGNI

31 Dicembre 2012

San Fedele. Il ricordo di Martini
e la rinascita personale

C’è anche il Presidente del Consiglio dei Ministri, sen. Mario Monti, tra le persone che nella chiesa di San Fedele partecipano alla Santa Messa di fine anno celebrata dal cardinale Angelo Scola.
Nella chiesa dei gesuiti posta nel centro di Milano, l’Arcivescovo ripensa al 2012 ricordando «il cardinale Carlo Maria Martini, che quest’anno è passato all’altra riva». Ma lo sguardo di Scola è rivolto al futuro, perché se la fine di un anno rende inevitabile un bilancio sul passato, «con la nascita del Redentore diventa possibile un nuovo inizio. Diventa possibile la rinascita personale e perciò comunitaria».
Per questo l’uomo di fede «può guardare sereno all’anno nuovo», nonostante la crisi «che tocca la carne di tanti fratelli e sorelle».
«Abbiamo forze e risorse nella nostra società civile – confida Scola – per guardare al futuro in modo diverso, per portarci fuori da questa crisi, da questa prova che tocca la carne di tanti fratelli e sorelle. Tutti insieme, disposti a dare il più possibile in modo analogo al dono totale di sé che Gesù fa».
Una cura di cui ha bisogno ogni persona, «ne ha bisogno la Chiesa santa di Dio, ne ha bisogno la società civile, ne ha bisogno la nostra Milano, conclude.
Commentando il messaggio per la giornata della pace di Benedetto XVI e la necessità che ciascuno si impegni «in un lavoro incessante» per la pace, «cambiando innanzitutto se stesso», Scola rivolge poi un pensiero alle vittime «dell’ennesimo barbaro eccidio che si é consumato in Nigeria». Un «orrore» che «non possiamo tacere».
«Nella preghiera – esorta – ma anche con forme concrete di azione, l’occidente europeo deve esprimere sdegno e condividere fattivamente (inventando forme diverse di azione, a partire dalla società civile fino ad arrivare a chi ha responsabilità internazionali) il terribile dolore per le vittime, i familiari e le comunità così barbaramente colpite»
L’augurio finale di Scola per il nuovo anno, prima di un saluto personale con il sen. Monti, è che «la parola speranza rimanga dentro di noi mentre guardiamo al 2013».

Trivulzio. Il tempo pieno di senso

Nel pomeriggio il cardinale si è recato in visita agli ospiti del Pio albergo Trivulzio, iniziando con il Te Deum recitato in Chiesa, il cuore dell’istituto. Uno dei pochi spazi non rimodernati, rende evidente al visitatore il peso secolare della struttura assistenziale, che affonda le proprie radici nella seconda metà del ’700.
«Ringraziamo l’Arcivescovo – esordisce l’assistente spirituale don Carlo Stucchi – perché nelle sue visite natalizie ai luoghi di fragilità della città ha incluso anche la Baggina. Uno dei posti in cui si esercita l’amore, nella città dalle mille solitudini». Un appuntamento già nell’agenda dei predecessori di Scola. Che l’ha sottolineato, affermando che la forza della visita proviene proprio dalla sua grande tradizione «che ogni anno si riveste di significati nuovi».
Il Te Deum è «la preghiera di ringraziamento a Dio per il tempo passato», spiega Scola. Purché «il passare del tempo abbia un senso, ci renda consapevoli di non andare verso il nulla, ma di avvicinarci a qualcosa, anzi a qualcuno». Di più, che «questo qualcuno è venuto a noi. È una cosa così sconvolgente che noi uomini tendiamo a dimenticarla». Non a rimuoverla del tutto, prosegue l’arcivescovo, ma «a trattarla come qualche cosa che si riduce a una generica ispirazione di bontà». E invece, conclude Scola, «Dio sta davanti a noi in tutta la sua forza, con la stessa concretezza di chi adesso abbiamo visivamente davanti agli occhi».
Infine, se l’augurio di Scola agli ospiti è di sentire, vicino, «l’abbraccio del bimbo di e di offrire a lui i dolori e gli acciacchi dell’età», l’esortazione è al rinnovamento, perché «usciremo dal tunnel della crisi se siamo disposti a cambiare, come ci invita a fare Gesù bambino. Se lo faremo insieme, se agiamo insieme, c’è speranza».