17/03/2008
di Luisa BOVE
I detenuti di San Vittore si preparano a celebrare la Pasqua. Quel giorno per la Messa di Risurrezione sarà con loro l’Arcivescovo, che poi andrà in Duomo per il solenne Pontificale.
Ma i reclusi di piazza Filangieri come hanno vissuto la Quaresima? A rispondere è il cappellano don Alberto Barin. «Durante le Messe feriali e in particolare la domenica – spiega -, abbiamo proposto a tutti i detenuti, sia uomini che donne, una frase di Gesù: “Misericordia voglio e non vendetta”. La domanda costante che facevamo era: “E tu che cosa scegli?”. Vuoi essere un uomo di misericordia, buono, giusto, capace di perdonare, di fare del bene?».
Oppure?
Vuoi essere un uomo di vendetta, pieno di rabbia, violenza, progetti malsani, disordinati, viziosi? Che cosa vuoi essere? Che cosa scegli? E dicevamo: davanti alla croce dai la tua risposta, prima di tutto a te stesso, poi alla tua famiglia, alla società e magari anche a chi ti ha giudicato. In questo senso la Pasqua, che significa “passaggio”, diventa il momento forte per una decisione. L’augurio è che ciascuno di noi – me compreso – passi dall’essere uomo ostile a uomo ospitale. Un augurio che dal carcere va anche alla società, perché passi da una giustizia vendicativa a una giustizia misericordiosa, riconciliativa, che promuove il bene, sia della vittima che del colpevole.
E i detenuti come hanno accolto queste riflessioni?
Il tema era forte e li ha colpiti. C’è stata una bella interiorizzazione da parte loro, sia a messa sia nei colloqui personali: molti sottolineavano le parole dette e aggiungevano domande, pensieri, testi scritti… La domanda “Chi voglio essere?” ha portato anche alla scelta di confessarsi. Abbiamo aiutato i detenuti a vivere la confessione ribaltando la concezione per cui si dà più importanza al peccato che non alla Grazia di Dio. Dicevamo: chiedi la misericordia di Dio e ti aiuterà a perdonarti per quello che hai compiuto e a perdonare anche gli altri.
Come loro anche Gesù è stato condannato…
È il messaggio forte di questa settimana. Gesù è stato imprigionato, condannato, giustiziato e crocifisso, ma è l’unico che insegna ancora oggi che l’unica via d’uscita per il male è quella dell’amore, il male si vince solo compiendo un bene più grande, che è quello della misericordia. E questo in carcere è un messaggio forte.