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La vita come pellegrinaggio di fraternità universale

Ger 1,4-10; Sal 73 (74); Ab 1,1;2,1-4; Mt 4,18-25

19 Novembre 2018

«La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano». (Mt 4,24-25)

La geografia del primo annuncio parte dalla Galilea, la regione più mista di Israele dove la percentuale di stranieri è altissima ma da qui rapida sarà la diffusione della buona notizia. La prima buona notizia che passa di bocca in bocca è legata alle guarigioni: tutti hanno qualche malato in famiglia e la prospettiva di vederlo guarito è nel cuore di tutti, al di là della provenienza e nazionalità. Pian piano la gente comincia ad intuire: la buona notizia è la persona stessa di Gesù, non tanto le sue parole. È lui la parola buona che tutti aspettavano. Gesù adempie ancora la sua missione nel mondo, mediante la sua chiesa e suoi ministri, mediante i sacramenti celebra ancora l’avvento del Regno e adempie ancora al compito di guarire anime e corpi. Contrariamente a quanto accadeva ai suoi tempi, ai nostri giorni le folle non lo seguono con lo stesso entusiasmo; forse è subentrato un certo senso di autosufficienza. Signore, oggi la geografia di quelle terre ha gli stessi nomi: Siria, Gerusalemme, Galilea… Dona pace a quegli uomini, dona a noi un cuore nuovo capace di accogliere chi da quelle terre sta fuggendo per non morire.

Preghiamo
Ascolta le nostre suppliche, o Dio di misericordia, e manifesta più apertamente alla tua Chiesa il mistero mirabile del tuo Figlio unigenito. Amen.
(Orazione vesperi lunedì 1 settimana)

[da: Stranieri e pellegriniIl cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]