Cuore è termine che compare centinaia di volte nel magistero montiniano. Non posso qui dimenticare l’omelia che l’arcivescovo Montini pronunziò nel Duomo di Milano il 28 giugno 1957, giorno in cui mi ordinò sacerdote insieme ad altri preti ambrosiani: in quell’occasione, egli formulava una preghiera al Signore perché donasse a noi giovani ministri «un cuore grande, capace di eguagliarsi a quello di Cristo e di contenere dentro di sé tutte le proporzioni della Chiesa, le proporzioni del mondo, capace di tutti amare, di tutti servire, di tutti essere interprete… Un cuore capace di comprendere gli altri cuori». Salutò, otto giorni dopo l’elezione a Pontefice, il 29 giugno 1963, i pellegrini bresciani e milanesi, riferendosi al suo episcopato appena conclusosi: «Una delle parole da me varie volte ripetute nella sacra predicazione all’arcidiocesi, e che adesso vedo realizzarsi in una maniera ancora più evidente, è quella di S. Agostino: si allarghino i confini della carità, dell’amore. Per me, oggi, gli orizzonti dell’amore si sono talmente dilatati che quelle parole ben possono indicare un precetto, per me, nei confronti dell’intero mondo, un programma di sollecitudine generale».
Dionigi Tettamanzi
Dal volume di Giselda Adornato Paolo VI