Domenica 27 settembre il cardinale Angelo Scola sarà in visita alla parrocchia di San Michele Arcangelo in Precotto a Milano (viale Monza 224), dove alle 10.30 celebrerà la Santa Messa. «La visita dell’Arcivescovo coincide con la domenica conclusiva della festa patronale – spiega il parroco don Giancarlo Greco -. Qui abbiamo infatti due patroni, Santa Maria Addolorata e San Michele Arcangelo. Quest’anno poi io celebro, per pura coincidenza proprio adesso, il mio 50° anniversario di sacerdozio, per cui c’è un motivo in più per fare festa…».
Che cosa avete preparato per questa occasione?
Tutta la settimana è stata impostata sul tema «La misericordia di Dio dispensa umane carezze», in preparazione al prossimo Giubileo. Alcuni incontri in parte sono già stati fatti: nella prima serata, per esempio, abbiamo organizzato un concerto dedicato alla Grande Guerra, a cui hanno partecipato un coro formato dagli studenti della media superiore dell’Istituto Sacro Cuore e la compagnia teatrale parrocchiale “La diligenza”: sono state proiettate slides sulla guerra nelle trincee, sono stati letti brani di scrittori che ne sono stati protagonisti e di alcune lettere di soldati al fronte, è stato davvero molto bello. Come secondo appuntamento abbiamo inaugurato una mostra su don Luigi Giussani e organizzato una serata in cui si sono susseguite testimonianze che ci hanno aiutato a riflettere su come il suo carisma ci ha cambiati. Il terzo momento si è invece concentrato sulla Comunità educante. La giornata di giovedì ha avuto un timbro e un taglio eucaristico: tutto il giorno c’è stata l’adorazione, poi la Messa e la cena condivisa; alla sera ci siamo ritrovati in un’assemblea delle famiglie per mettere in comune l’esperienza dell’anno appena trascorso e i passi da fare per il nuovo anno pastorale. Sono stati allestiti anche sei gazebo che illustrano la vita della comunità e le attività svolte insieme nel 2014-2015. Sono state allestite inoltre due mostre: una dedicata a padre Alfredo Magni, che ha vissuto molti anni in Cina e lì è stato anche in carcere durante il governo di Mao, e don Roberto Bigioggera, prete diocesano di Precotto, che ricordiamo nel decimo anniversario della morte perché, rimasto paralizzato dopo un incidente in moto, si è dato molto da fare a favore degli emarginati della parrocchia, tanto che il Comune ha deciso di dedicargli una via nel quartiere.
Quali sono le caratteristiche del vostro territorio?
Quasi un secolo fa Precotto, da Comune che era, è diventato un quartiere di Milano. Dopo la seconda guerra mondiale ha subito una forte spinta industriale che lo ha trasformato. Negli ultimi trent’anni, dopo la chiusura di alcune grandi fabbriche, il quartiere si è riqualificato con palazzi signorili, ampliamento del verde, strutture sanitarie e ambulatori. L’estensione della rete tranviaria di superficie e della metropolitana e la costruzione di centri commerciali, banche e uffici hanno fatto sì che qui si insediasse un ceto medio e giovane che ha trasformato il territorio in un centro residenziale. Da noi vivono per esempio molti professionisti e anche alcuni orchestrali della Scala.
Ci sono molti immigrati? Sono integrati nella vita sociale del territorio?
Gli stranieri sono abbastanza numerosi. Provengono soprattutto dall’Europa dell’Est, dall’Ucraina, dalla Moldavia, ma anche dall’Egitto, dal Marocco, dall’America Latina e dalle Filippine. Sono sufficientemente integrati nella vita parrocchiale sia i cristiani, sia i musulmani. C’è un’abituale presenza settimanale di filippini, che la domenica fanno catechismo in parrocchia con un prete salesiano, e una Comunità boliviana che nella festa di San Severino, patrono di una regione della Bolivia, viene qui a celebrare la messa. È un momento molto bello, che si svolge da noi da cinque o sei anni, e che termine con una festa e con danze sul sagrato della chiesa.