Sono a esprimere la gioia e la riconoscenza dell’episcopato e, quindi, dell’intera Chiesa italiana per l’elezione del Card. Giorgio Mario Bergoglio a Successore di Pietro.
Nell’emozione di questo momento, sperimentiamo una volta di più la profondità delle parole di congedo di Benedetto XVI, quando con Guardini ricordava che la Chiesa «non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino, ma una realtà vivente che vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi… eppure che nella sua natura rimane sempre la stessa, e il suo cuore è Cristo». Sì, il mistero della Chiesa – corpo vivo, animato dallo Spirito Santo, che vive realmente della forza di Dio – costituisce per tutti noi la ragione e la passione della vita.
Un particolare legame unisce la nostra Conferenza al Successore di Pietro, Vescovo di Roma e nostro Primate, e ci fa sentire testimoni privilegiati della missione del Pontefice, nonché destinatari di una sua premura assidua e di un magistero particolarmente sollecito nei nostri confronti.
Il nostro Statuto ne parla in termini di «speciale sintonia», rimandando a quella collegialità affettiva ed effettiva tra noi Vescovi che ha il suo perno d’autenticità nella comunione con il Papa; la stessa sintonia, lo stesso attaccamento alla sede di Pietro, è profondamente avvertito anche da tutte le componenti del nostro popolo. Come ebbe a dire il nostro Cardinale Presidente in una delle sue prime prolusioni, «il Papa ci e particolarmente vicino, e noi siamo con lui una sola voce e un solo cuore».
A Sua Santità Francesco I, ancora con le ultime parole di Benedetto XVI, la Chiesa italiana promette già da subito «incondizionata reverenza ed obbedienza».