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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Vaticano

Monsignor Ramazzotti e Teresio Olivelli Venerabili

Il Papa ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i decreti che riconoscono le virtù eroiche del fondatore del Pime e del “ribelle per amore”

15 Dicembre 2015

Lunedì 14 dicembre papa Francesco ha ricevuto in udienza il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzandolo a promulgare alcuni decreti riguardanti riconoscimenti di miracoli o di virtù eroiche. Tra questi ultimi, in particolare, due riguardano il Servo di Dio monsignor Angelo Ramazzotti, Patriarca di Venezia e fondatore del Pime, e del Servo di Dio Teresio Olivelli, morto in un lager tedesco. Ramazzotti e Olivelli sono così dichiarati Venerabili.

Ramazzotti, fondatore del Pime

Angelo Ramazzotti nacque a Milano il 3 agosto 1800 e morì a Crespano del Grappa il 24 settembre 1861. Iniziò il suo cammino spirituale come missionario degli Oblati di Rho. Prima vescovo a Pavia per sette anni, quindi Patriarca di Venezia per tre, il 30 luglio 1850 fondò il Seminario lombardo delle missioni estere (dal 1926 Pime), avendo intuito che ogni Chiesa locale aveva il compito di partecipare all’evangelizzazione «fino agli estremi confini della terra» e convinto che la missione non fosse un optional, ma un mandato di Cristo. Il suo stile pastorale era caratterizzato da grande attenzione ai poveri e ai diseredati. La morte lo colse nel 1861, quando stava per essere creato Cardinale. Di lui Giovanni XXIII, suo successore sulla cattedra di San Marco, disse che si trattava di un «santo da altare». A settembre, con una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Scola, si è concluso l’anno che il Pime ha dedicato alla riflessione e all’approfondimento del carisma del suo fondatore.

Olivelli, ribelle per amore

Teresio Olivelli nacque a Bellagio (Como) il 7 gennaio 1916 e morì nel campo di concentramento di Hersbruck (Germania) il 17 gennaio 1945. Alpino nella ritirata di Russia, anima del movimento clandestino lombardo delle Fiamme verdi, medaglia d’oro al valor militare, morì di stenti e per aver difeso un compagno di prigionia. «Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore»: questa sua invocazione, scritta nel carcere milanese di San Vittore in occasione della Pasqua del 1944, divenne il manifesto stesso dell’impegno dei cattolici ambrosiani nella lotta di liberazione dal nazifascismo. «Ribelle per amore» come altri suoi compagni di resistenza, l’ha definito monsignor Giovanni Barbareschi. «Non era milanese, ma a Milano fu arrestato e mi piace pensare che il suo desiderio di non tirarsi mai indietro, di “giocarsi” in prima persona sia tipicamente ambrosiano – sottolinea monsignor Ennio Apeciti, responsabile del Servizio per le Cause dei Santi -. Infatti, nella sua volontà e lotta per la libertà, Olivelli, poté sempre contare sulla nostra Chiesa: sapeva che sarebbe stato sostenuto (come avvenne) da sacerdoti e da laici convinti, fino al martirio testimoniato nei fatti e dalla morte di tanti di loro».

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