Sono 37 anni che esce Avvenire . Sono pochi quelli che erano presenti alla nascita del nuovo giornale cattolico. Chi aveva voluto l’avvenimento era Paolo VI. Fin da quando era arcivescovo a Milano in una riunione nazionale dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) all’Università cattolica, aveva espresso il desiderio di unificare le testate cattoliche che uscivano in varie regioni. Come L’Italia di Milano e L’Avvenire d’Italia di Bologna, il Quotidiano di Roma, il Cittadino di Genova, L’Ordine di Como e L’Eco di Bergamo.
Alla guida del nuovo giornale Avvenire era posto Leonardo Valente, della Rai di Milano che ritornava presso la sua redazione dopo pochi mesi di esperienza: il deficit del nuovo giornale era molto grave.
Avveniva pertanto il cambio alla direzione del giornale: a Valente subentrava Angelo Narducci, capo della redazione romana. Narducci ha diretto Avvenire per quasi 11 anni, dal 19 ottobre 1969 al 30 aprile 1980, poi essendo eletto al Parlamento europeo come indipendente della Dc lasciava il suo posto di direttore ad Angelo Paoluzi. Ma continuava a collaborare fino al 29 aprile 1984, a 11 giorni dalla morte.
Dopo Paoluzi la direzione toccò a Piergiorgio Liverani, poi a Guido Folloni e a Lino Rizzi. E infine a Dino Boffo, il direttore attuale che ha portato il giornale cattolico a risultati molto soddisfacenti dopo tanti anni di fatiche.
Avvenire oltre a pubblicare tutte le notizie necessarie si soffermava a comunicare e a commentare le notizie del mondo cattolico. Angelo Narducci e i direttori che lo seguirono, facevano di Avvenire il filo che legava molti cattolici: «Noi ci ostiniamo a lavorare come artigiani sulla parola, perché sia onesta, perché non tradisca, perché corra, in qualche modo liberante, sulle labbra e nasca da coscienze illuminate, severe, semplici. Non cerchiamo il successo ma interlocutori. Quella cosa povera che sono le parole vogliamo che siano la nostra grande ricchezza, la grande ricchezza dell’uomo». Così scriveva Angelo Narducci.
Già dai tempi de L’Italia nella diocesi di Milano ogni anno si dedicava un giorno a far festa intorno al quotidiano cattolico e a raccogliere nuovi abbonamenti. Allora il responsabile della “Buona Stampa” era Carlo Demetrio Faroldi. Oggi è Vittorio Pignatelli.
Ricordo che ai tempi di Faroldi quando ancora portavo i calzoni alla zuava anch’io ero un fervido propagandista : durante la Giornata portavo il giornale da vendere in tutti i dopolavoro della mia parrocchia, dalla mattina alla sera. Alla fine registravo un successo.
La Giornata di quest’anno potrebbe segnare per molti il primo passo per usare il “quotidiano dei cattolici” dentro il cammino pastorale della parrocchia. Infatti oltre alle quotidiane pagine, alle inchieste e agli editoriali, c’è ormai un intero catalogo di pagine e di inserti a tema sfruttabili in molti ambiti della vita parrocchiale. Popotus: otto pagine il giovedì e il sabato per l’informazione dei bambini. Èlavoro: ogni mercoledì un inserto sui problemi del lavoro, della formazione e del passaggio dalla scuola all’occupazione. Non profit-Il Consulente: una guida allegata mensilmente ad Avvenire per orizzontarsi tra le disposizioni amministrative e le norme fiscali che riguardano da vicino Onlus ed enti non-profit, con particolare attenzione a quelli ecclesiastici. E ancora NewSport-Csi l’inserto sportivo allegato all’edizione del venerdì. Noi genitori & figli con l’obiettivo di sostenere la centralità della famiglia nella società italiana.
Luoghi dell’infinito, la bellezza del vero, lo splendore del sacro: ogni primo venerdì del mese. E infine Gmg: l’appuntamento è ogni venerdì del mese. Nata per preparare i ragazzi all’incontro mondiale di Colonia del 2005 prosegue il suo percorso, proponendosi come punto di riferimento per le esperienze di pastorale giovanile in Italia. Èvita: quattro pagine per documentare le grandi sfide della bioetica, tutti i giovedì. Portaparola: è la pagina nella quale ogni mercoledì sono ospitate le esperienze di diocesi e di parrocchie che hanno deciso di adottare il progetto di mettere all’opera la figura dell’operatore della cultura e delle comunicazioni chiamato a usare e a diffondere la stampa cattolica.
Scrive il cardinale Dionigi Tettamanzi per la Giornata del quotidiano: «E’ sempre più urgente che le nostre comunità parrocchiali e le diverse realtà ecclesiali sappiano investire persone e risorse anche in questo ambito. Mi aspetto, quindi, che favoriscano la formazione di operatori della comunicazione e della cultura, accogliendo le proposte di “portaparola” e facendo tesoro delle iniziative promosse dal nostro Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali. E’ questa una “sfida” da accogliere con coraggio e con fiducia».