In che modo la Chiesa ha valorizzato l’apporto della donna nella attività apostolica e ministeriale, nei suoi organismi, nei processi educativi e formativi?
Il libro della Scaraffia e della Zarri intendono addentrarsi in tale problematica e fornire qualche elemento “scientifico” utile alla riflessione.
Il cristianesimo ha affrontato una sostanziale uguaglianza tra l’uomo e la donna sul piano della fede, della redenzione e della grazia.
Nel Vangelo e nelle lettere di S. Paolo compaiono diverse figure femminili aventi anche ruoli importanti all’interno della comunità apostolica.
L’occidente poi, allargando i diritti della democrazia a tutti i soggetti, ha reso possibile alla donna avere dei ruoli di primo piano nella gestione della società e del lavoro.
Si ripetono spesso dei topoi negativi, delle affermazioni ideologiche e delle dietrologie dati per scontati e indiscussi che non sempre rispondono a verità o sono indice di verità parziali.
Nei secoli cosiddetti bui, la Chiesa ha offerto alla donna spazi di cultura, di responsabilità, di emancipazione.
Le due autrici hanno pertanto rivisitato diversi capitoli di storiografia per mettere in evidenza il protagonismo delle donne e il loro ruolo riformatore.
I capitoli più interessanti sono quelli che riguardano l’agiografia, i manuali di comportamento e la letteratura prodotti dalle donne lungo i secoli.
I lettori possono in tal modo avere un’idea della partecipazione della donna alla costruzione della cultura cristiana e alla “femminilizzazione” della vita religiosa.
La donna si è assunta in primo piano il valore della incarnazione del Cristo ed è in tale luce che ha avuto un ruolo pubblico e che i monasteri sono stati fari di cultura, di carità, di ospitalità.
Un’altra tematica importante è quella relativa alle “coppie spirituali” tipo Elena e Costantino, Monica e Agostino, Ambrogio e Marcellina, Benedetto e Scolastica, Chiara e Francesco, Francesco di Sales e Jeanne de Chantal, Gemelli e Armida Barelli .
La castità dei monasteri non ha giocato un ruolo di segregazione, ma semmai di liberazione della donna dal “maschilismo” predominante nella società del passato.
Le due autrici hanno condotto una indagine acuta e pertinente sulla “santità ordinaria”, sulle maniere con cui le “donne sante” hanno agito per il bene comune nelle epoche di crisi, sulla spiritualità femminile e su quei punti della “mistica” femminile che una certa impostazione psicanalitica ha interpretato come sintomatologia di nevrosi e di psicosi.
Ecco perché, solitamente, la mistica formava un binomio inscindibile con l’apostolato sociale e le mistiche erano le prime a soccorrere i poveri e a prodigarsi per le persone bisognose.
La nobiltà delle fondatrice di Ordini e di monasteri hanno contribuito a gettare un ponte tra la spiritualità, la vita devota e la città e a far sì che ai monasteri, anche femminili, si ricorresse per essere illuminati sul piano delle scelte pratiche e, a volte, della stessa politica.
In definitiva, è un libro che andrebbe letto da tutti per chiarire le idee, per raddrizzare concetti distorti e opinioni riduttive e false.
“Nel campo religioso vanno ricercate le ragioni più profonde del ruolo della donna nel mondo occidentale”.
Anche la devozione popolare e la devozione mariana andrebbero rivisitate e lette con maggior attenzione e con occhio meno appannato.
G. Balconi