L’esortazione del cardinale Angelo Scola è di aderire "con tutto il cuore, la mente, l’azione" al Signore in modo da essergli vicino e "con la grazia dello Spirito, arrivare a dargli del tu. Non dimenticando mai nella nostra vita la precedenza di Dio che ci è insegnata da Gesù".
Lo dice in Duomo durante l’omelia della messa che dà il via alla Quaresima ambrosiana, domenica alle ore 17,30.
Molti i fedeli accorsi per la Celebrazione che si conclude con il rito delle ceneri. A loro si rivolge il Vicario generale mons. Mario Delpini quando appena prima dell’omelia del Cardinale legge le parole che lo stesso Scola ha scritto a seguito delle dimissioni di Papa Benedetto XVI. Un testo che è stato ripetuto durante tutte le messe festive in tutte le chiese della Diocesi di Milano.
Scola ricorda la visita del Santo Padre a Milano lo scorso giugno in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie: "la sua presenza tra noi è stata segno visibile della vicinanza di Dio al Suo popolo". Anche con la recente decisione, secondo Scola, "presa in coscienza davanti a Dio, in totale libertà e motivata unicamente dal bene della Chiesa, Benedetto XVI continua a confermare la nostra fede". In questo tempo di Quaresima, infine, l’invito ai fedeli ispirato dall’esempio del Pontefice: "Dedichiamoci con più energia alla preghiera personale, familiare e comunitaria. Vigiliamo sull’uso del nostro tempo, dando spazio a gesti di penitenza e di carità che dispongano il nostro cuore alla grazia redentrice di Cristo. Raccomando in modo particolare la recita quotidiana del Santo Rosario, la confessione e, nella misura del possibile, la partecipazione ad un gesto liturgico infrasettimanale".
L’inizio della Quaresima, spiega Scola, è caratterizzato dal "tradizionale e semplice atto penitenziale delle ceneri". Un gesto che ci ricorda "cosa sarebbe la nostra vita senza Cristo, senza la sua sorprendente misericordia". Finiremmo nel nulla, prosegue, a causa del peccato. Ma il Padre, in Gesù, "è sempre pronto a darci una nuova possibilità" di redenzione dal peccato. Attraverso un percorso di redenzione, aggiunge, "che è sempre il percorso del ritorno a casa", del ritorno al Padre come è narrato bella parabola del Figliol prodigo. Un "ritornare, precisa il cardinale, che è piuttosto un lasciarsi trovare nuovamente da Lui, perché l’iniziativa è di Dio prima che dell’uomo".
Perché il peccato, aggiunge Scola, non è da combattere in quanto è "un errore" dell’uomo, ma in quanto "rottura della relazione costruttiva con chi ci ha messo nell’esistenza e ci tiene nell’esistenza". Il Diavolo, che come letto nel Vangelo tentò Gesù nel deserto, fa opera di divisione. "Riconoscere questa radice velenosa del nostro male – spiega il cardinale – ci consente di aprirci al perdono". Anche nell’attuale periodo storico, aggiunge, "la cultura dell’oblio in cui viviamo rischia di dimenticare l’importanza del perdono. Per questo è avvelenata dal senso di colpa che non è il vero dolore dei peccati. Direi che la mentalità dell’occidente contemporaneo è come una confessione senza assoluzione, quindi senza perdono. Ma senza perdono non c’è neppure nuovo inizio, non c’è speranza".
La conclusione è un richiamo al significato originario della Quaresima come tempo di preparazione dei catecumeni a ricevere il Battesimo, nella veglia pasquale.
"Chiediamo al Signore che lungo il cammino penitenziale di questa Quaresima, la Sua grazia rinnovi in noi il dono del Battesimo. In questo tempo favorevole – attraverso la preghiera, la pratica della Via Crucis, il digiuno, la carità – trovi spazio nel nostro cuore l’invocazione evangelica al Dio vicino: «Signore io credo, ma tu aiuta la mia incredulità». Amen".