At 23,12-25a.31-35; Sal 123; Gv 12,20-28
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna». (Gv 12,24-25)
Dopo il solenne e festoso ingresso a Gerusalemme, Gesù continua a mietere attenzione da molta della gente presente a Gerusalemme per la festa di Pasqua: poteva sembrare utile alla causa del regno di Dio far fruttare quel momento di visibilità e successo e finalmente raccogliere i frutti della sua predicazione. Ma il Maestro sa bene cosa ha davanti: l’ostilità dei capi religiosi è comunque molto alta; ma soprattutto Gesù non cerca i facili entusiasmi, perché si fida della promessa del Padre più del successo che può suscitare attorno a sé. L’eccesso di concentrazione su se stessi e sui propri personali risultati non fa procedere verso il futuro di Dio, proprio come un chicco di grano che rimane sterile e inutile se non sa trasformarsi per un frutto più grande. La vita cristiana non cerca necessariamente la sofferenza, ma sa accoglierla con coraggio, persino con letizia se si riesce, se questo concorre a realizzare il meraviglioso disegno di Dio. Così ha fatto Gesù. Così forse anche noi…
Preghiamo
Se il Signore non fosse stato per noi,
lo dica Israele,
se il Signore non fosse stato per noi,
quando eravamo assaliti,
allora ci avrebbero inghiottiti vivi,
quando divampò contro di noi la loro collera.
(Sal 123,1-3)