12/06/2008
di Ylenia SPINELLI
Era il 1898 quando il droghiere milanese Edoardo Banfi fondò l’associazione laica “Pane Quotidiano”, convinto che almeno una michetta non dovesse mancare sulla tavola di nessuno. Sono passati 110 anni e da allora nelle due sedi di questa storica associazione – in viale Toscana e in viale Monza a Milano – ogni giorno è un continuo via-vai di più di duemila persone che, dalle 9 alle 11, si mettono in fila per ricevere pane, yogurt, cioccolata e quello che tante aziende o privati generosamente offrono per tirare a campare con dignità.
All’ingresso si legge: “Fratello, qui nessuno ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno, né quali sono le tue opinioni”. Un motto che esprime in modo semplice e inequivocabile l’aiuto disinteressato offerto ai cittadini più bisognosi.
Tra loro c’è Erminia, 74 anni, che della vita non ricorda altro che botte. C’è Mustafà, che viene a prendere i vestiti di nascosto dai compagni di classe. C’è Giacomo, che un tempo faceva il manager, ma poi ha perso tutto e si è rifugiato nell’alcol. C’è Ciro, che è stato in carcere e ha un passato burrascoso.
Sono loro gli ospiti di “Pane Quotidiano” e sono anche alcuni dei protagonisti di Vite da storia, il libro edito dall’associazione per i 110 anni di attività. Dal volume emerge l’altra faccia di Milano, quella meno visibile e forse poco conosciuta. Sono gli stessi ospiti a raccontarla con le loro storie, le loro biografie, i loro sogni mancati o le loro paure.
«In cinque mesi abbiamo raccolto testimonianze orali o scritte su pezzi di carta di tanti ospiti – spiega Simonetta Gadaleta, curatrice del volume – e le abbiamo accostate a una cinquantina di foto, che con il loro straziante bianco e nero vogliono essere il reportage fedele di ciò che accade nella nostra sede storica da più di un secolo».
Anche personaggi del mondo dello spettacolo – come Enrico Bertolino, Cochi Ponzoni e Bebo Storti – hanno voluto essere vicini all’associazione e hanno scritto riflessioni o poesie su Milano e i milanesi, pubblicate nei risvolti di copertina del volume.
«Abbiamo superato due guerre e momenti di crisi dovuti all’aumento del prezzo del pane – spiega Pier Maria Ferrario, presidente dell’associazione -, ma ora la situazione è ancora più difficile, perché il numero dei bisognosi continua a crescere. Nel 2007 le porzioni distribuite sono state quasi il 25% in più dell’anno prima e il 2008 non fa ben sperare: basti pensare che il mese scorso abbiamo raggiunto le 3150 persone».
E non sono solo extracomunitari o clochard. Tanti sono italiani, i nuovi poveri: anziani che con la pensione non riescono a tirare la fine del mese, giovani disoccupati o cinquantenni che perdono il lavoro e hanno una famiglia da mantenere.
«Per mesi abbiamo ascoltato q ueste persone, che non hanno solo fame, ma hanno anche grande bisogno di rapporti umani, di un po’ di calore», aggiunge la Gadaleta raccontando la storia di Agar, una piccola signora, molto ordinata e pulita, che ogni mattina arriva con il suo trolley scozzese a prendere qualcosa per il marito e i nipotini, ai quali spera possa toccare in sorte un futuro migliore.
«Non ho voluto ritrarre i volti delle persone, non volevo che fossero riconoscibili – spiega Mino Di Vita, autore dei 47 scatti del libro -, perché il nostro obiettivo non era impietosire, ma semplicemente far riflettere su una realtà che è sotto gli occhi di tutti».
In alcune foto è possibile leggere apparenti contraddizioni, che lo stesso Di Vita ha visto ogni mattina. «Un uomo veniva a ritirare la sua razione di cibo vestito con un loden e con Il Sole 24 Ore sotto il braccio – racconta -. Forse un tempo era un imprenditore, oggi invece ha mutato la sua condizione sociale».
La speranza di tutti è che un giorno il “Pane Quotidiano” possa chiudere: significherebbe che la povertà non esiste più. Ma la realtà è ben diversa e forse è solo un’utopia.
Il libro è acquistabile sul sito dell’associazione www.panequotidiano.org o telefonando allo 02.58310493