Nel giugno del 2008 abbiamo accolto a casa nostra Rebecca, 2 anni e mezzo, insieme alla sua mamma Silvia, una giovane ventunenne italiana. Silvia e Rebecca provenivano da una comunità milanese di prima accoglienza, dove Silvia era stata accolta pochissimi mesi dopo il parto. Una decisione, quella di affidarla ai servizi, presa in seguito a gravi episodi che avevano portato al carcere, prima, e alla formale separazione, poi, il papà della bimba.
Silvia non sapeva come fare la mamma di Rebecca: aveva un modo tutto suo, fatto più di regole astratte tramandatele dal suo ambiente sociale che di reali competenze. Nessuno, però, avrebbe potuto dire che non volesse molto bene alla sua bambina. Semplicemente e, drammaticamente, non riusciva ad avere con lei un rapporto che facesse bene alla crescita di entrambe. A volte, purtroppo, capita che sia così.
Arrivate da noi, una famiglia con 4 figli (uno, una bimba, arriverà durante l’affido), abbiamo fatto spazio a casa e nel nostro cuore e abbiamo cominciato a condividere con Silva gli impegni, le fatiche e le tante gioie che crescere una bimba dà. Nel primo anno andavamo insieme all’asilo, al parco, dal logopedista che aveva in cura Rebecca. In quei mesi tutto procedeva per il meglio: anche la piccola, che all’inizio non parlava, iniziò a fare progressi davvero emozionanti!
Poi Silvia trovò un fidanzato: in breve scelse di andare a vivere con lui e di avere un bambino; su indicazione dei Servizi Sociali, Rebecca rimase con noi. Gli assistenti sociali volevano capire se la nuova famiglia avrebbe trovato un nuovo equilibrio, anche se non nascondevano grosse perplessità: una mamma confusa e con un neonato, un papà egiziano che si temeva dedito ad attività illegali…
Silvia continuava a frequentare casa nostra anche con l’altro bambino: quasi tutti i pomeriggi era da noi. Il 5 dicembre 2010, poco dopo il nostro trasloco e poco prima della nascita della nostra ultimogenita, ci salutammo dandoci un appuntamento due giorni dopo, per la festa di Sant’Ambrogio. Ma Silvia non si presentò a quell’incontro e da quel momento non è mai più comparsa. Non sappiamo se sia viva o morta, in Italia o in Egitto. Un dramma per Rebecca, che dormiva con le sue foto sotto il cuscino. È stato un periodo difficile anche per noi. Ma avevamo accanto gli assistenti sociali e tante altre famiglie che avevano fatto la nostra stessa scelta.
A giugno 2011 Rebecca, nel frattempo dichiarata adottabile, ha lasciato la nostra casa verso la sua nuova famiglia, questa volta una mamma e un papà adottivi, dunque due nuovi genitori per sempre.
L’abbiamo vista anche questa estate al mare. Ed è stato emozionante. Sappiamo che casa nostra è stata per lei il luogo in cui è stata bene, ha imparato a parlare, il luogo in cui ha conosciuto i suoi nuovi genitori. E che certamente ha mille volte ragione quando, riferendosi alla nostra ultima figlia che è nata quando stava da noi, ci chiede «È vero che io e lei rimaniamo sorelle?»