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Roma

Migranti, una legge per consentire alle famiglie di ospitarli

Appello delle Reti della carità a Governo e Parlamento perché approvino rapidamente una norma ad hoc

4 Ottobre 2016

Una norma che preveda l’affido temporaneo di migranti a famiglie italiane disponibili ad accoglierli. È quanto chiede Reti della carità, network nazionale composto da una quarantina di soggetti attivi sul fronte della lotta alla povertà e dell’inclusione sociale, al Governo e al Parlamento. «Tale affido temporaneo – sostengono gli aderenti a Reti della carità – non dovrebbe comportare alcun pagamento o rimborso spese, essendo l’impegno delle famiglie espressione di una cultura della carità e dell’ospitalità all’insegna della gratuità».

Reti della carità, che si caratterizza per la convinta adesione al magistero di Papa Francesco e alla sua idea di Chiesa come ospedale da campo e povera per i poveri, ha presentato la propria proposta nel corso di una conferenza stampa svoltasi alla Camera dei deputati alla presenza degli onorevoli Maria Chiara Gadda e Marco Donati. A rappresentare Reti della carità, una libera organizzazione orizzontale dove non ci sono gerarchie né organi dirigenti, don Virginio Colmegna, presidente della fondazione Casa della carità di Milano, Maria Grazia Guida, presidente dell’associazione Amici Casa della carità, Antonio Loffredo, parroco della Basilica Santa Maria della Sanità a Napoli e Massimo Toschi, già consigliere per la pace della Presidenza della Regione Toscana. Nell’occasione è stato anche presentato il libro La nascita delle Reti della carità.

«Siamo qui – spiegano gli aderenti al network – per portare anche nelle istituzioni la cultura della gratuità e della carità. Nel restituire al Parlamento la nostra esperienza vogliamo condividere con la politica l’impegno di tante persone che operano non solo per assistere, ma anche per promuovere cambiamenti strutturali in un’ottica di sussidiarietà responsabile e partecipata». Secondo la proposta presentata oggi dovrà essere lo Stato, attraverso Regioni, Comuni e Prefetture, a fornire la selezione delle famiglie affidatarie e dei migranti da accogliere. Il periodo minimo dovrebbe essere di sei mesi e gli enti pubblici dovrebbero inoltre stabilire garanzie sanitarie e assicurative, supporto di assistenza sociale, corsi di italiano e coinvolgimento in attività di pubblica utilità.

«L’idea – spiegano gli estensori della proposta – è attivare un nuovo canale di accoglienza e integrazione al di fuori di una logica meramente emergenziale, specie per quei profughi non orientati a trasferirsi in altri Paesi e per i soggetti più deboli, cioè madri con figli e minori non accompagnati. Come Reti della carità, che associa realtà impegnate da tempo anche in questo ambito, siamo pronti a collaborare nella realizzazione del progetto».