Dopo un’estate ricca di vicende poco edificanti per lo sport – dalla vicenda di Alex Schwazer ai processi per il calcioscommesse, fino al caso-Armstrong – dalle Paralimpiadi di Londra arrivano, oltre a una pioggia di medaglie azzurre, anche tante belle storie: dietro ogni vittoria un’impresa che non è solo agonistica, ma anche e soprattutto umana.
Partiamo da Alex Zanardi. Era un campione dell’automobilismo, Formula 1 e oltre. Per la passione sportiva ha rischiato la vita e perso entrambe le gambe, amputate dopo un terribile incidente. Alex non si è lasciato abbattere: si è rialzato sulle sue protesi, ha ripreso a vivere e a gareggiare in una nuova disciplina, la handbike, progredendo fino all’oro londinese nella cronometro individuale. E dice: «La vita mi ha dato tantissimo, non posso che ringraziare».
Vicenda analoga quella di Assunta Legnante, la napoletana medaglia d’oro nel getto del peso. Già campionessa europea indoor prima di perdere la vista a causa di un glaucoma, ha esordito nello sport paralimpico solo 4 mesi fa. Da allora si è migliorata ogni volta che è entrata in pedana: a Londra ha stabilito anche il nuovo record del mondo.
Ed è stato record mondiale anche per la lombarda Martina Caironi nei 100 metri. Nel 2007 un incidente in moto con il fratello le costò l’amputazione alto-femorale della gamba sinistra. Con una protesi modello-Pistorius è arrivata all’oro olimpico.
Già euforico per il ruolo di portabandiera azzurro, Oscar De Pellegrin non ha fallito la conferma del titolo paralimpico nell’arco individuale, suggello a una carriera straordinaria che si conclude proprio a Londra. Mentre promette di regalare ancora molte pagine trionfali quella della ventenne modenese Cecilia Camellini nel nuoto per non vedenti: oro e record del mondo nei 50 e nei 100 stile, bronzo nei 100 dorso. E non è ancora finita…
Non ha vinto, ma vale oro anche il bronzo di Annalisa Minetti, la donna che visse tre volte. Cantante capace di vincere il Festival di Sanremo, modella da podio a Miss Italia, oggi, a 35 anni, è una delle migliori interpreti del mezzofondo paralimpico. Guidata nei 1500 metri da Andrea Giocondi, è stata preceduta – lei non vedente – solo da due ipovedenti che corrono senza guida. «Questo è un dono di Gesù… Per ora va bene così, a Rio proverò a batterle sugli 800 metri..», la promessa di Annalisa.