In principio fu Piero Angela, con il suo “Quark” e le numerose appendici, a dimostrare che si possono fare informazione e cultura in televisione anche su argomenti non facili, a patto di non annoiare. E nacque la divulgazione scientifica, quel processo discorsivo che permette di rendere accessibili al pubblico problemi e questioni di non immediata comprensione. Il segreto è trovare il giusto mix fra l’atteggiamento didattico e gli elementi capaci di rendere interessante anche nei modi ciò che potrebbe esserlo soltanto nei contenuti. Una spruzzata di spettacolarizzazione completa la ricetta.
Era il lontano 1981 quando il giornalista lanciò la sua rubrica di approfondimento, destinata a diventare “il” programma di divulgazione scientifica per eccellenza, il più longevo del suo genere nella storia della televisione italiana. Inizialmente incentrata sulla proposta commentata dei documentari scientifici della Bbc, la trasmissione ha diversificato negli anni la sua struttura, proponendo dei veri e propri “viaggi nella scienza” attraverso documentari, animazioni, interviste ed esperimenti sul campo. Non c’è dubbio che nel corso del tempo Angela abbia tenuto fede al dichiarato proposito di «puntare alla più alta soglia dei contenuti con la più semplice soglia del linguaggio, per far entrare in quel varco pubblici numerosi e diversi».
Molte altre trasmissioni hanno provato a seguire la scia tracciata da “Quark”, allargando il fronte della divulgazione televisiva soprattutto dal punto di vista del linguaggio e delle modalità narrative. Fra le varie oggi in onda, “Ulisse, il piacere della scoperta” (RaiTre, sabato ore 21.30) e “La gaia scienza” (La7, martedì ore 21.10) sono quelle di maggior successo. Il novello Ulisse è Alberto Angela, figlio e collaboratore del citato Piero, che propone una formula rinnovata sotto la metafora del viaggio. Lo studio televisivo, anche attraverso effetti scenici virtuali, richiama un Foro romano, un luogo in cui nei tempi antichi ci si riuniva, si scambiavano le notizie, si facevano circolare le informazioni e le nozioni degne di essere divulgate. Proprio quello che il degno figliolo fa.
Più sperimentale ma altrettanto seria nei contenuti affrontati è la formula proposta da “La gaia scienza”, programma affidato al geologo Mario Tozzi che per molti anni abbiamo visto proprio in casa Rai condurre trasmissioni scientifiche con in mano la sua inseparabile piccozza. Il titolo è mutuato da un’opera di Friedrich Nietzsche e la proposta è in linea con il modo di Tozzi di proporsi in tv: dinamico, apparentemente disordinato e casuale, efficace comunque nell’approfondire gli argomenti sotto esame anche attraverso punti di vista insoliti.
La novità principale della formula proposta dal ricercatore-conduttore è il coinvolgimento attivo del Trio Medusa, noto per le incursioni ai danni di politici, sportivi, personaggi dello spettacolo all’interno del programma “Le Iene” (Italia 1). Cosa ci fanno tre strappa-risate in una trasmissione dedicata alla scienza e alla tecnologia? Semplice: cercano di rendere divertente la trattazione degli argomenti, attraverso esperimenti dal vivo che riescono a conservare un fondamento scientifico anche quando l’esito comico è scontato a priori.
Siccome il pubblico televisivo è ormai abituato a essere stupito e intrattenuto, oltre che interessato, anche Alberto Angela ha dovuto cambiare la struttura dei suoi viaggi. Le puntate non sono più monografiche, ma si spazia da un argomento all’altro secondo quella trasversalità tematica che oggi è la cifra caratteristica della tv: storia, archeologia, scienza, esplorazione, natura e curiosità s’intrecciano in maniera apparentemente casuale ma evidentemente apprezzata dal pubblico. Forse la scienza ne esce in alcuni casi penalizzata, certamente si allarga la platea di coloro che dopo ogni puntata … ne sanno un po’ di più. In principio fu Piero Angela, con il suo “Quark” e le numerose appendici, a dimostrare che si possono fare informazione e cultura in televisione anche su argomenti non facili, a patto di non annoiare. E nacque la divulgazione scientifica, quel processo discorsivo che permette di rendere accessibili al pubblico problemi e questioni di non immediata comprensione. Il segreto è trovare il giusto mix fra l’atteggiamento didattico e gli elementi capaci di rendere interessante anche nei modi ciò che potrebbe esserlo soltanto nei contenuti. Una spruzzata di spettacolarizzazione completa la ricetta.Era il lontano 1981 quando il giornalista lanciò la sua rubrica di approfondimento, destinata a diventare “il” programma di divulgazione scientifica per eccellenza, il più longevo del suo genere nella storia della televisione italiana. Inizialmente incentrata sulla proposta commentata dei documentari scientifici della Bbc, la trasmissione ha diversificato negli anni la sua struttura, proponendo dei veri e propri “viaggi nella scienza” attraverso documentari, animazioni, interviste ed esperimenti sul campo. Non c’è dubbio che nel corso del tempo Angela abbia tenuto fede al dichiarato proposito di «puntare alla più alta soglia dei contenuti con la più semplice soglia del linguaggio, per far entrare in quel varco pubblici numerosi e diversi».Molte altre trasmissioni hanno provato a seguire la scia tracciata da “Quark”, allargando il fronte della divulgazione televisiva soprattutto dal punto di vista del linguaggio e delle modalità narrative. Fra le varie oggi in onda, “Ulisse, il piacere della scoperta” (RaiTre, sabato ore 21.30) e “La gaia scienza” (La7, martedì ore 21.10) sono quelle di maggior successo. Il novello Ulisse è Alberto Angela, figlio e collaboratore del citato Piero, che propone una formula rinnovata sotto la metafora del viaggio. Lo studio televisivo, anche attraverso effetti scenici virtuali, richiama un Foro romano, un luogo in cui nei tempi antichi ci si riuniva, si scambiavano le notizie, si facevano circolare le informazioni e le nozioni degne di essere divulgate. Proprio quello che il degno figliolo fa.Più sperimentale ma altrettanto seria nei contenuti affrontati è la formula proposta da “La gaia scienza”, programma affidato al geologo Mario Tozzi che per molti anni abbiamo visto proprio in casa Rai condurre trasmissioni scientifiche con in mano la sua inseparabile piccozza. Il titolo è mutuato da un’opera di Friedrich Nietzsche e la proposta è in linea con il modo di Tozzi di proporsi in tv: dinamico, apparentemente disordinato e casuale, efficace comunque nell’approfondire gli argomenti sotto esame anche attraverso punti di vista insoliti.La novità principale della formula proposta dal ricercatore-conduttore è il coinvolgimento attivo del Trio Medusa, noto per le incursioni ai danni di politici, sportivi, personaggi dello spettacolo all’interno del programma “Le Iene” (Italia 1). Cosa ci fanno tre strappa-risate in una trasmissione dedicata alla scienza e alla tecnologia? Semplice: cercano di rendere divertente la trattazione degli argomenti, attraverso esperimenti dal vivo che riescono a conservare un fondamento scientifico anche quando l’esito comico è scontato a priori.Siccome il pubblico televisivo è ormai abituato a essere stupito e intrattenuto, oltre che interessato, anche Alberto Angela ha dovuto cambiare la struttura dei suoi viaggi. Le puntate non sono più monografiche, ma si spazia da un argomento all’altro secondo quella trasversalità tematica che oggi è la cifra caratteristica della tv: storia, archeologia, scienza, esplorazione, natura e curiosità s’intrecciano in maniera apparentemente casuale ma evidentemente apprezzata dal pubblico. Forse la scienza ne esce in alcuni casi penalizzata, certamente si allarga la platea di coloro che dopo ogni puntata … ne sanno un po’ di più.
In televisone
La scienza “allargata”
Da Piero Angela in poi, le trasmissioni scientifiche si sono via via fatte più spettacolari e divertenti. È il caso de "La gaia scienza" di Mario Tozzi, con la partecipazione del Trio Medusa de "Le Iene" -
Homo VIDENS Redazione
5 Giugno 2009Il Trio Medusa