Uno sguardo oltre il coronavirus. È quello di Marco Garzonio in Beato è chi non si arrende. Immagini passate, sogni presenti, consegne future (Àncora, 136 pagine, 12 euro). Con questa nuova raccolta l’autore completa un ciclo poetico – dopo Siamo il sogno e l’incubo di Dio (2015) e I profeti della porta accanto (2017, vincitore della Sezione «Milano e il senso Civico» del Premio Montale – Fuori di casa 2017 per l’opera saggistica e poetica) -, caratterizzato da un sentimento di inquietudine religiosa e di fiducia nell’uomo e nella sua capacità di risollevarsi a ogni caduta.
«Ripartiamo da dove c’eravamo persi, guardiamoci negli occhi, riscopriamoci diversi da come siamo comodi e soliti proporci – scrive Garzonio, che nella dedica iniziale richiama le parole di Albert Camus -. Ogni generazione, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa che non lo rifarà. Il suo compito è forse più grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga». Oggi più che mai queste parole diventano esortazione, sollievo e cura: chi non si arrende dispone degli attrezzi per resistere anche alle catastrofi e porre le basi di ogni ricostruzione.
Giornalista e psicologo analista, Garzonio sul primo fronte ha seguito l’episcopato del cardinale Carlo Maria Martini. Lavora a Milano e insegna «Produzioni inconsce non oniriche» alla Scuola di psicoterapia del Centro italiano di psicologia analitica (Cipa), dove svolge funzioni di training. Presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.