Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre ci sono sempre alcuni giorni di stasi: le vacanze per molte famiglie sono terminate, ma ancora non è il momento di tornare a scuola. E quindi tanti giovani si trovano nella condizione di trovare qualcosa per impiegare il tempo. Un’alternativa sempre più diffusa sono i cosiddetti oratori «settembrini» o «ferialini» aperti a Milano dal 2 al 6 settembre.
«La forma è molto simile a quella dell’oratorio di giugno e luglio, quindi con giochi, laboratori, uscita settimanale, cinema e Messa. La novità più che nell’organizzazione sta nel fatto che per la prima volta si affacciano come animatori i ragazzi di terza media che a breve inizieranno la prima superiore», spiega don Davide Brambilla, vicario della Comunità pastorale Padre Nostro, portando l’esempio dell’oratorio della parrocchia di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa. Un’esperienza che trova una buona risposta tra i ragazzi, con numeri in costante crescita soprattutto da quando la durata delle attività è aumentata fino a coprire tutto il giorno. Ma cosa significa per gli adolescenti fare gli animatori? Per don Brambilla, «si vuole insegnare loro che il servizio è l’occasione in cui noi possiamo incontrare l’altro. Quindi mettersi al servizio dei più piccoli diventa anche occasione di incontro con Gesù».
E proprio il messaggio spirituale può diventare ancora più forte. Ne è convinto don Stefano Crespi della Comunità pastorale Cenacolo di Quarto Oggiaro: «Rispetto all’oratorio estivo, con un numero ridotto (di persone, ndr) è migliore la qualità della proposta, anche quella spirituale». Approfondire la fede senza disperdersi è fondamentale. «Non si può più dare per scontato che chi viene qui a far servizio sia stabilmente credente», sottolinea don Crespi, rimarcando come tramite l’oratorio si attui «una forma di rievangelizzazione per tutti».
Ma il dono che questa esperienza lascia soprattutto nei ragazzi che per la prima volta fanno gli animatori è la fiducia. Don Brambilla la vede nella scelta di tanti giovani di «spendere gli ultimi giorni liberi prima della scuola» per vivere «una proposta» educativa e spirituale. Secondo don Crespi, «l’esperienza dell’animatore è un importante fattore di crescita» che aiuta ad assumersi «la responsabilità di curare le relazioni con gli altri. Infatti, come si legge nei testi di don Claudio Burgio, è proprio nei contesti di fiducia che si può crescere».
Così attraverso l’oratorio settembrino i giovani hanno l’occasione di ritrovarsi, secondo le parole di don Brambilla, in «un luogo amico» e imparare a fidarsi di se stessi ed esprimersi anche al di fuori delle attività della parrocchia. «In una società competitiva, giudicante e semplificante il modo di vivere cristiano può ancora diventare una provocazione», conclude don Crespi.