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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Ordinazione

Il vescovo Flavio Pace, un uomo fatto preghiera

In Duomo l'Arcivescovo ha presieduto la celebrazione in cui ha avuto luogo la consacrazione episcopale del presule, segretario del Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani

di Annamaria BRACCINI

4 Maggio 2024
Foto Andrea Cherchi

«Uomini fatti preghiera, cioè uomini che siano come l’argilla che non si sottrae alla maestria del vasaio e si lascia plasmare, sempre, nella giovinezza e nella vecchiaia, come se la parola che chiama non fosse una memoria preistorica, ma una confidenza quotidiana. Uomini inclini ad abitare il silenzio, persino prima di inseguire l’ultimo segnale del cellulare, vincendo la curiosità elementare e legittima di leggere l’ultimo aggiornamento». Uomini di preghiera «come don Flavio che ha scelto come suo motto episcopale, non la proclamazione di una verità, non la dichiarazione di una intenzione, ma un’invocazione, una preghiera». Dice così l’Arcivescovo, nella sua omelia, presiedendo la celebrazione dell’ordinazione episcopale di monsignor Flavio Pace, segretario del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, in un Duomo gremito e in festa per l’ingresso nella successione apostolica – arcivescovo titolare di Dolia – di questo figlio della Chiesa ambrosiana, nato a Monza nel 1977 e divenuto sacerdote in questa stessa Cattedrale nel 2002. 

La celebrazione 

Sono quattro i Porporati presenti per l’occasione, i cardinali Leonardo Sandri, vice decano del Collegio cardinalizio (di cui per 12 anni Pace è stato segretario), co-consacrante così come Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani; l’ambrosiano Francesco Coccopalmerio e Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, nel quale ha lavorato a lungo il neo vescovo. Nelle prime file, i parenti dell’Ordinando – tra cui i genitori, le sorelle e anche una zia suora agostiniana di clausura giunta dalla Toscana con alcune consorelle – , i rappresentanti delle Istituzioni con le fasce tricolori: la presidente del Consiglio comunale per il sindaco di Milano Beppe Sala, il sindaco di Monza, la vicesindaco di Abbiategrasso, il presidente della Provincia di Monza e Brianza e alcuni primi cittadini giunti dal Trentino, per i legami con quella terra di monsignor Pace. Non mancano gli appartenenti al Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano con la presidente, la pastora valdese Daniela Di Carlo    

Sono 24 i Vescovi – provenienti anche dalla Turchia, dal Libano, dalla Siria, dall’Ucraina, dagli Stati Uniti e dalla Terra Santa con il Custode, padre Francesco Patton-, tra cui alcuni indossano i paramenti orientali. E i presbiteri della Santa Sede, della Curia Romana e della Conferenza Episcopale Italiana, dei Dicasteri per le Chiese Orientali e per l’Unità dei Cristiani, i membri del Cem, i sacerdoti ambrosiani e i Canonici del Capitolo metropolitano della Cattedrale. 

Flavio Pace
Foto Andrea Cherchi

Circa 120 concelebranti per un rito, sempre suggestivo e particolarmente coinvolgente nei tanti gesti di alto significato, peculiari della liturgia dell’Ordinazione, partendo dal canto di invocazione dello Spirito e dalla presentazione dell’eletto che si porta davanti al Vescovo ordinante principale – monsignor Delpini – per la lettura del mandato del Papa e la presentazione all’assemblea della Bolla pontificia. 

Poi, l’omelia dell’Arcivescovo con il riferimento, appunto, agli uomini che si fanno loro stessi preghiera vivente.

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Si cercano uomini fatti di preghiera 

«Si cercano uomini fatti preghiera, uomini così semplici e sapienti che, pregando con le parole dei Salmi, sentano parole vive della voce e della fede dei secoli, della voce e della fede di Gesù, della voce e della fede dei santi; uomini che siano anche poeti e cantori. È irrinunciabile il dialogo, il confronto tra i discepoli, ma le parole scambiate dai discepoli in cammino verso Emmaus – il riferimento è al Vangelo di Luca appena proclamato – sono parole che raccontano tristezze senza speranza, una cronaca dei fatti che non sa coglierne la verità: perciò si cercano uomini fatti preghiera che vivano anche la riflessione e le considerazioni sulla cronaca in dialogo con il viandante sconosciuto che sa scaldare il cuore. Si cercano quindi uomini fatti preghiera per promuovere il dialogo desiderabile tra le Confessioni cristiane». Il richiamo è, evidentemente,anche ai ruoli ricoperti da monsignor Pace nei diversi Dicasteri vaticani. 

«Si cercano perciò uomini fatti preghiera per ripercorrere la storia della Chiesa, i suoi drammi e farne una memoria, in cui germogli il futuro e la speranza, la riconciliazione e la pace. È provvidenziale, in questo nostro tempo, esplorare le vie della diplomazia, dei delicati equilibri per il rispetto delle tradizioni occidentali, orientali, tardo antiche, moderne e sentire il dramma di essere non popolo. Ma dove ci incontreremo? Quando riusciremo a essere popolo di Dio, stirpe eletta, nazione santa. Si cercano perciò uomini fatti preghiera perché sia viva sempre la fiducia nelle promesse di Dio».

Doveroso, inoltre – riflette ancora il vescovo Mario -, «che il Vescovo eserciti il suo ministero come un vigilare, una specie di sorveglianza perché sia osservata la legge, si custodita la tradizione, sia praticata la disciplina, ma tutto rischia di diventare noioso se non addirittura inerte. Perciò si cercano uomini fatti preghiera perché lo spasimo dell’unità tra i discepoli di Gesù e l’invocazione della pace tra gli uomini sia come un fuoco che divora e come una sapienza che orienta».

Liturgia di Ordinazione 

Terminata l’omelia, è proprio il vescovo eletto Flavio che esprime i suoi impegni rispondendo all’Arcivescovo, “Sì, lo voglio”. Poi, le Litanie dei Santi – con tutta l’assemblea in ginocchio e monsignor Pace sdraiato in altare  -, l’imposizione delle mani sull’Eletto da parte del vescovo Mario e dei concelebranti in altare maggiore, nel silenzio della Cattedrale, la preghiera di Ordinazione, mentre il libro dei Vangeli è posto sul capo del neo vescovo. Infine, i Riti esplicativi: l’unzione crismale, la consegna del Libro dei Vangeli, dell’anello, della mitra e del pastorale, l’insediamento, tra gli applausi, e l’abbraccio di pace.

Flavio Pace
Foto Andrea Cherchi

Un applauso che si ripete quando, a conclusione della celebrazione, l’ormai vescovo Flavio percorre, con i Cardinali conconsacranti, la navata centrale del Duomo tra due ali di fedeli e quando, infine, rivolge, emozionato, il suo saluto di ringraziamento ai presenti. Ricordando, anzitutto, la data del 4 maggio, quest’anno sabato santo per coloro che seguono il calendario Giuliano.  

Il saluto del vescovo Flavio 

«Vi invito a dire insieme a me oggi l’Alleluia della Pasqua, evento che squarcia il velo di tenebra che copre l’esistenza umana. Dico grazie quindi al Signore, rimanendo in atteggiamento di supplica Fove precantes Trinitas», dice con le parole del suo motto episcopale.  

Un «grazie», allargato alla sua famiglia, al Papa, ai confratelli e alla Chiesa di Milano «con il suo pastore, l’arcivescovo Mario, che mi è stato maestro e rettore e che ha accolto la mia richiesta di essere ordinato qui, da lui. Come ambrosiani sentiamo la responsabilità di ripartire dal ricordo della Battesimo, come la liturgia del vespro ogni giorno ci invita a fare». Il ringraziamento non dimentica le tante comunità che lo hanno visto presente, dalla natìa Monza al Seminario, da Abbiategrasso (dove svolse il suo primi ministero sacerdotale per circa 10 anni) a Roma in Vaticano, con la sua «nuova famiglia», il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. 

C’è anche tempo, prima della festa fuori dal Duomo,  per una confidenza umanissima. «Avrei potuto non essere, e invece sono qui: quando fui concepito mia mamma aveva quasi 37 anni, forse una età che all’epoca era ritenuta troppo avanzata. Il ginecologo le disse: “vada ad abortire a Londra”. Mia mamma entrò in chiesa piuttosto sconsolata, e un sacerdote le si fece vicino e la consolò: “ogni bimbo è scritto nel libro della vita”. È così è continuata una bella avventura che mi ha condotto fino a qui. Capite quanto non sia scontato per me dire grazie per il dono della vita, nella consapevolezza che essa mi è consegnata nuova ogni giorno perché io possa a mia volta renderla dono per gli altri, nonostante il mio egoismo e la mia miseria».  

L’immagine e la descrizione dello stemma del nuovo Vescovo

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