Mercoledì 7 febbraio, alle 20.45, in presenza presso l’ospedale San Gerardo di Monza (via Pergolesi 33) e via streaming, alla presenza dell’Arcivescovo si terrà il secondo appuntamento della proposta di formazione dal titolo «Pellegrini di speranza. Verso il Giubileo 2025, riflessioni sulla Chiesa», che la Diocesi rivolge a clero, laici e persone consacrate. Al centro della proposta, la Gaudium et spes, il documento sintesi del Concilio Vaticano II che compie 60 anni. In questo secondo appuntamento del percorso formativo, Pierpaolo Triani, ordinario di Pedagogia generale all’Università Cattolica, interverrà sul tema del rapporto tra dialogo e annuncio.
«La Gaudium et spes è un documento di grandissima importanza perché sottolinea in maniera specifica il rapporto tra la Chiesa e il mondo contemporaneo – afferma Triani -. All’interno del percorso diocesano c’è stato già un primo incontro dedicato alle caratteristiche e alle novità del documento. A me è stata chiesta un’attualizzazione di quello che è in qualche modo il suo “cuore”, cioè il rapporto tra l’identità della Chiesa e il mondo contemporaneo». Due elementi spesso posti in antitesi: «A volte c’è la spinta a separare Chiesa e mondo – sottolinea Triani -, mentre la Gaudium et spes invita la Chiesa a essere consapevole della propria identità evangelica, ma anche a rendersi conto di come questa identità sia inevitabilmente segnata dall’incontro con l’altro, dallo studio delle culture contemporanee che informano il contesto in cui viviamo».
Lievito nel mondo
Il documento, sottolinea ancora Triani, «suggerisce anche vere e proprie linee di azione di fronte alle sfide che già 60 anni fa erano attuali e che oggi sono diventate sempre più urgenti: essere Chiesa in un contesto pluralistico, annunciare il Vangelo e vivere la vita della Chiesa in un contesto in cui i riferimenti culturali sono segnati da discipline nuove, da un’impostazione scientifica molto diversa dal passato».
A queste sfide la Gaudium et spes risponde fornendo indicazioni soprattutto sullo stile che la Chiesa dovrebbe assumere: «Una Chiesa capace di partecipare alla vita del mondo – illustra Triani -, ma non per adattarvisi, quanto per parteciparvi, nella ricerca del bene e dei segni dello Spirito, nella condivisione del Vangelo. Una Chiesa che sappia anche porsi come coscienza critica nel contesto in cui vive. Una Chiesa, insomma, che vuole essere lievito nel mondo».
Quali sono gli ambiti più critici della società nei quali la Chiesa è chiamata oggi a intervenire? «Si sta vivendo, nella Chiesa universale, il percorso sinodale, che ci pone una serie di questioni. La sfida più grande riguarda come la Chiesa può farsi vicina alle persone in un contesto di profondo cambiamento organizzativo della vita delle persone e dei contesti urbani. È la sfida della prossimità. Un’altra sfida è quella del tradurre i contenuti del Vangelo in un contesto culturale in cui i riferimenti della fede sono sempre meno conosciuti, soprattutto dalle nuove generazioni, che sentono un forte distacco tra la Chiesa e il loro ambito di vita. Ci vuole un nuovo linguaggio che possa raccontare la novità del Vangelo. Infine, la sfida della comunità: dobbiamo mettere in atto un ripensamento e un rinnovamento dei nostri percorsi formativi, a partire da quelli per i bambini, fino a pensare a una formazione per gli adulti e anche a una formazione rinnovata per i sacerdoti».