- Io non valgo niente
“Io non valgo niente”, dice il malato, il disabile, il ricoverato. “Non sono capace di fare quello che dovrei, quello che per gli altri è così naturale. Devo dipendere in tutto dagli altri. Sono un peso per gli altri”.
La malattia fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono … il fatto che la persona malmenata e derubata (nella parabola del Samaritano di Lc 10,29ss) viene abbandonata lungo la strada rappresenta la condizione in cui sono lasciati troppi nostri fratelli e sorelle nel momento in cui hanno più bisogno di aiuto” (Papa Francesco, Messaggio per la XXXI giornata del malato).
“Io non valgo niente” dice il medico, l’infermiere, il personale ausiliario e amministrativo. “Per quanto mi affatichi, non arrivo ai risultati desiderati; risolto un problema se ne presenta un altro; ogni cosa richiede tante fatiche e non sono mai abbastanza; con tutto quello che faccio, talora invece che riconoscenza ricevo critiche. Il mio lavoro a che cosa serve?”.
“Io non valgo niente” dice il volontario, la volontaria. “Il mio servizio e la mia dedizione, pur con tutti i complimenti e i ringraziamenti che ricevo, non sono attraenti, forse non è neppure capita nelle sue ragioni profonde. Dovrei essere un segno della sollecitudine di Gesù per i malati e aiutare tutti a riconoscere la presenza di Gesù che rivela il volto di Dio e invece apprezzano quello che faccio, ma non ricevono il messaggio che porto”.
- Benedetto sia Dio.
La parola del Signore è ricca di benedizioni. Benedici il Signore anima mia (sal 102); benedetto Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo (Ef 1,3); l’anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46).
La benedizione di Dio illumina i valori che contano. Insegnano la sapienza. Correggono le divagazioni pericolose della fantasia che si immagina e desidera una vita spensierata, una vita divertente, una vita delle apparenze e delle illusioni, come fosse desiderabile un paese delle favole dove tutti sono sempre giovani, belli, ricchi, allegri.
La bellezza della vita è il bene che si fa e il bene che si riceve.
“Non vale solo ciò che funziona e non conta solo chi produce. Le persone malate sono al centro del popolo di Dio, che avanza insieme a loro come profezia di una umanità in cui ciascuno è prezioso e nessuno è da scartare” ((Papa Francesco, Messaggio per la XXXI giornata del malato).
La benedizione di Dio rivela la promessa di Dio: siamo benedetti perché viviamo della vita di Dio, siamo chiamati ad essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità.
Fratelli, sorelle, non siamo mai pronti per la malattia. E spesso nemmeno per ammettere l’avanzare dell’età. Temiamo la vulnerabilità e la pervasiva cultura del mercato ci spinge a negarla. Per la fragilità non c’è spazio. E così il male, quando irrompe e ci assale, ci lascia a terra tramortiti. Può accadere, allora, che gli altri ci abbandonino, o che paia a noi di doverli abbandonare, per non sentirci un peso nei loro confronti. Così inizia la solitudine, e ci avvelena il senso amaro di un’ingiustizia per cui sembra chiudersi anche il Cielo. Fatichiamo infatti a rimanere in pace con Dio, quando si rovina il rapporto con gli altri e con noi stessi. Ecco perché è così importante, anche riguardo alla malattia, che la Chiesa intera si misuri con l’esempio evangelico del buon samaritano, per diventare un valido “ospedale da campo”: la sua missione, infatti, particolarmente nelle circostanze storiche che attraversiamo, si esprime nell’esercizio della cura. Tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare. La condizione degli infermi è quindi un appello che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse sorelle e fratelli” (Papa Francesco, Messaggio per la XXXI giornata del malato).
Ciò che conta nella vita è la comunione con Dio
Ciò che conta nella vita è la grazia delle relazioni di amore, di rispetto, di stima
Ciò che conta nella vita è il bene che possiamo ricevere e donare.