S. Andrea Ap.
1Re 19,19-21; Sal 18 (19); Gal 1,8-12; Mt 4,18-22
«Vide due fratelli… che gettavano le reti in mare… E disse loro: “venite dietro a me”». (Mt 4, 18-19)
Il primo movimento e il più importante che segue ogni chiamata è l’alzare lo sguardo dalle proprie vicissitudini quotidiane, quasi a vedere un senso più profondo della nostra vita.
Gesù passa e si ferma a “guardarci” in quel che in modo consuetudinario viviamo.
San Paolo è commovente e fortemente esortante quando ci dice: “Se cercassi ancora di piacere agli uomini non sarei servitore di Dio”. (Gal 1,10) Ci aiuta a leggere l’essenza della chiamata che sta in un radicamento sempre più esistenziale in Dio. Non tutti siamo chiamati a lasciare lavoro, famiglia, affetti, per vivere la sequela. Ma tutti siamo chiamati a “lasciare” il vecchio modo di vivere il lavoro, la famiglia, gli affetti…
La nostra risposta alla chiamata allora trasforma la vita in un viaggio meraviglioso in cui ogni momento è arricchito dalla ricerca di come piacere sempre di più a Chi ci ha creato ed amato, vivendo ogni situazione per Lui e con Lui.
Preghiamo
Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo e, con l’aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli.
(San Francesco)