«Vedrai che bello» è lo slogan dell’anno oratoriano 2017-2018 ed è lo stesso invito che Gesù rivolse ai due discepoli di Giovanni il Battista che, avendolo seguito, gli chiesero: «Maestro, dove dimori?». A loro Gesù rispose: «Venite e vedrete». Quei due «videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui». Questo brano del Vangelo di Giovanni al capitolo 1 (35-39) darà avvio al percorso di animazione in oratorio durante l’anno e sarà il riferimento della Festa di apertura degli oratori, in calendario domenica 24 settembre.
«Per i ragazzi l’oratorio è il tratto di strada in cui oggi è realmente possibile incontrare Gesù, essere amati da lui e diventare, sempre più consapevolmente, suoi discepoli – sottolinea don Stefano Guidi, nuovo direttore della Fondazione diocesana per gli oratori milanesi (Fom) e responsabile del Servizio per l’oratorio e lo sport della Diocesi di Milano -. Perché questo avvenga, occorre che in ogni oratorio crescano certe condizioni e attenzioni». Deve essere innanzitutto «un oratorio che si accorge dei ragazzi», continua don Guidi, e anche «un oratorio che accoglie… un oratorio che vuole camminare insieme ai ragazzi e alle loro famiglie… un oratorio che ha a cuore la crescita e la maturazione complessiva del vissuto dei ragazzi… un oratorio contagioso, che diffonde allegria e voglia di stare insieme».
Giovanni l’apostolo, il «discepolo che Gesù amava», è l’icona dell’anno oratoriano 2017-2018. Lo stesso papa Francesco propone di mettersi «sulle orme del discepolo amato» nel cammino verso il Sinodo dei vescovi del 2018: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». La parola chiave in oratorio, dunque, sarà «discernimento». Un esercizio valido anche per i più giovani, quando a loro si chiede prima di capire quanto sono amati, da Dio e dalle persone che il Padre ha posto loro accanto, poi di esercitarsi nell’amore fraterno e nella carità verso tutti, come risposta all’amore ricevuto.
I ragazzi, inoltre, saranno invitati a chiedersi «dove dimora Gesù»: il «bello» della vita cristiana e della vita comunitaria che è importante che i ragazzi vivano in ogni dimensione possibile, prime fra tutte la vita sacramentale e l’esercizio della carità. «L’oratorio che dice “Vedrai che bello” ha un sogno grande – conclude don Guidi -: portare tutti i ragazzi nella casa di Gesù. Questa casa non è fatta di pareti. È il cuore di Gesù».